Poeta con una manifesta vocazione alla descrizione e al racconto, Attilio Bertolucci componeva in forma pacatamente narrativa, utilizzando immagini di ambienti interni ed esterni recuperate da memorie personali, con forte incidenza affettiva. Ne sono testimonianza i numerosi testi riportati nel libro garzantiano, che definiscono l’autore non solo come poeta d’amore, ma come suggerisce la curatrice del volume, “poeta d’amore coniugale”. Ninetta è stata la musa ispiratrice di Attilio, protagonista in grazia e festosità già dai primi versi dedicatele nella raccolta “Fuochi in novembre”, del 1934. La vivace e gioiosa esuberanza giovanile si trasforma col passare del tempo in una più ponderata consapevolezza sentimentale e morale, per cui la fidanzata diventata moglie e madre assume il ruolo più maturo di compagna, confidente e guida, come si evince dalle struggenti parole di questa lettera: “Noi dobbiamo attraversare questa cosa dolce e terribile che è la vita, insieme, dobbiamo fare un lungo viaggio sempre insieme, e avremo in comune la gioia e la tristezza e tutte le mattine svegliarsi vicini e volerci sempre bene e comprenderci”. La richiesta d’amore che il poeta rivolge alla sua donna è insieme esigente, timorosa, grata, impaurita: “Non mi lasciare solo se io / ti lascio sola”. Sarà sempre Ninetta, dopo il trasferimento a Roma dalla campagna emiliana, a proteggere il marito non solo dall’estraneità minacciosa della capitale, ma soprattutto dalle sue ansie ben presto deformatesi in pura nevrosi. Pratica e razionale, salda nella difesa del nucleo familiare, è Ninetta l’ancora a cui la fragilità del marito si aggrappa, “luce diurna della sua ragione”. Oltre alle poesie dedicate al “nido” familiare, è in particolare la fitta corrispondenza scambiata tra gli sposi il nucleo documentario più nuovo e interessante del libro. Una testimonianza di grande valore letterario e umano, che apre anche ampi orizzonti su sessant’anni della vita culturale del nostro paese.
Il nostro desiderio di diventare rondini. Poesie e lettere
«Mi sembra d’essere sicuro ora che ho te, d’essere sulla terra ferma.» 28 gennaio 1934 «Sei talmente entrato nel mio cuore che non sarò mai proprio sola.» 20 febbraio 1934 «Leggere Attilio Bertolucci è come scoprire un versante segreto del nostro Novecento poetico.» La Lettura - Corriere della Sera Quella tra Attilio Bertolucci ed Evelina – detta Ninetta – Giovanardi è stata una storia d’amore lunga, appassionata, mai interrotta, straordinaria per intensità e qualità d’affetti, e accompagnata per decenni da centinaia di lettere manoscritte pubblicate qui per la prima volta. A Ninetta, conosciuta tra i banchi del liceo, il poeta apre non solo il cuore, ma comunica speranze, debolezze, sogni; lei a sua volta è un’innamorata onesta e lucida, che sembra accompagnare le bizzarrie dell’amato con indulgenza, comprensione e tenerezza. In questo carteggio, integrato con le molte poesie che Attilio dedicò a Ninetta, prende così vita un vero e proprio romanzo che attraversa gli anni del corteggiamento, i periodi di lontananza, la dolcezza della vita matrimoniale. Dallo scambio di opinioni sulle passioni comuni – la musica, il cinema, la letteratura – e dalla continua evocazione dell’amore per la moglie, emerge il ritratto inedito e delicato di uno dei più grandi poeti della nostra letteratura.
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alida airaghi 17 giugno 2020
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alida airaghi 13 giugno 2020
Poeta con una manifesta vocazione alla descrizione e al racconto, Attilio Bertolucci componeva in forma pacatamente narrativa, utilizzando immagini di ambienti interni ed esterni recuperate da memorie personali, con forte incidenza affettiva. Ne sono testimonianza i numerosi testi riportati nel libro garzantiano, che definiscono l’autore non solo come poeta d’amore, ma come suggerisce la curatrice del volume, “poeta d’amore coniugale”. Ninetta è stata la musa ispiratrice di Attilio, protagonista in grazia e festosità già dai primi versi dedicatele nella raccolta “Fuochi in novembre”, del 1934. La vivace e gioiosa esuberanza giovanile si trasforma col passare del tempo in una più ponderata consapevolezza sentimentale e morale, per cui la fidanzata diventata moglie e madre assume il ruolo più maturo di compagna, confidente e guida, come si evince dalle struggenti parole di questa lettera: “Noi dobbiamo attraversare questa cosa dolce e terribile che è la vita, insieme, dobbiamo fare un lungo viaggio sempre insieme, e avremo in comune la gioia e la tristezza e tutte le mattine svegliarsi vicini e volerci sempre bene e comprenderci”. La richiesta d’amore che il poeta rivolge alla sua donna è insieme esigente, timorosa, grata, impaurita: “Non mi lasciare solo se io / ti lascio sola”. Sarà sempre Ninetta, dopo il trasferimento a Roma dalla campagna emiliana, a proteggere il marito non solo dall’estraneità minacciosa della capitale, ma soprattutto dalle sue ansie ben presto deformatesi in pura nevrosi. Pratica e razionale, salda nella difesa del nucleo familiare, è Ninetta l’ancora a cui la fragilità del marito si aggrappa, “luce diurna della sua ragione”. Oltre alle poesie dedicate al “nido” familiare, è in particolare la fitta corrispondenza scambiata tra gli sposi il nucleo documentario più nuovo e interessante del libro. Una testimonianza di grande valore letterario e umano, che apre anche ampi orizzonti su sessant’anni della vita culturale del nostro paese.
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