Facciamo una premessa: questo romanzo ha più di un secolo. E' importante ricordarsi questo aspetto perché chi come me apprezza la fantascienza "apocalittica" più recente, potrebbe ritrovarsi un po' spiazzato. Sì, perché l'inizio è in perfetto stile e dubito che qualcuno possa non apprezzarlo. Superata la prima "fase", tipica di questo filone, dove il genere umano (e non solo) si trova a dover affrontare un evento tanto inaspettato quanto impossibile da fermare, il racconto perde mordente e inizia ad annoiare. A volte offre spunti di riflessione estremamente plausibili, altre volte si perde in pellegrinaggi intercontinentali difficili da credere e, per me, da digerire. Detto ciò, per chi ama il genere, questo libro rappresenta una tappa obbligata. E' un po' il padre di un filone ed è bene leggerlo, quantomeno per capire dove affondano le radici di letture più recenti. Riassumendo: scritto bene, buona trama, un po' (troppo) lento.
La nube purpurea
Immaginate un Robinson Crusoe che abbia per scena, invece di unisola sperduta, il mondo intero; in cui il protagonista, invece di sperimentare tutte le risorse del raziocinio, passi per tutti i deliri di una solitudine allucinante, affollata di cadaveri e di relitti; immaginate che le vicende del romanzo si svolgano dopo la fine del mondo, provocata da una catastrofe di demoniaca sottigliezza, che estingue lumanità conservandola immobile come uno sterminato museo di cere, imbalsamata in un delicato profumo di pesca; e che la narrazione di questa fine del mondo e dellinizio di una nuova vita sia spinta da un soffio epico, guidata da una continua lucidità visionaria; che il linguaggio assuma successivamente cadenze, insieme ingenue e preziose, di stile Art Nouveau, il tono asciutto del romanzo di avventure, limpeto di una predicazione apocalittica; immaginate, poi, un proliferare di strabilianti invenzioni, agevolmente amalgamate alla grandiosa visione centrale, e avrete un romanzo che, scritto sul limitare del nostro secolo, ne prefigura con perfetta esattezza il cronico incubo di essere il secolo ultimo, per scioglierlo in una storia emblematica che congiunge rovina e rinascita, distruzione e principio. Pubblicato nel 1901, riscoperto una prima volta, in America, nel 1928 quando si arrivò a pubblicare quattro romanzi di Shiel nello stesso giorno e poi nel 1948, La nube purpurea è senza dubbio il capolavoro di M.P. Shiel, la cui opera è stata esaltata da scrittori quali Arnold Bennett, Hugh Walpole, H.G. Wells, Dashiell Hammett.
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Anno edizione:1975
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