Organica parte da un’idea affascinante: una distopia biocapitalista in cui i corpi e le identità degli individui vengono sfruttati letteralmente fino all’osso. Ruth, una ragazza madre, vive in una città governata da due poteri oppressivi: il Go, che controlla la produttività, e la Jester, che si occupa della promozione dei prodotti in un sistema in cui consumare è d’obbligo quanto produrre. La protagonista lavora per la “fornitura di organico”, materia prima da cui si ricava la Nuova Banconota, valuta realizzata con residui umani. L’ambientazione è inquietante e ben congegnata, con alcuni elementi (come i nomi dei prodotti e la bruttura umana dei personaggi) capaci di lasciare un’impressione duratura. Tuttavia, a fronte di un’idea di partenza forte e attuale, l’esecuzione narrativa procede per alti e bassi. Il romanzo si muove in modo frammentario, alternando momenti di sottile crudeltà e denuncia sociale ad altri decisamente più piatti e privi di spinta. Lo stile é semplice e scarno, privo di quella carica poetica o visionaria che ci si aspetterebbe da una distopia tanto radicale. Per chi è abituato a letture più estreme o spiazzanti, come i romanzi di Murata Sayaka o altri autori che esplorano i confini della follia sociale e individuale, Organica rischia di sembrare un’occasione mancata. Un buon potenziale per un romanzo riuscito solo a metà.
Organica
Ruth e` una ragazza madre che vive in una citta` tenuta sotto scacco da due forze che ne regolano ogni aspetto: una e` il Go, l’ente governativo che gestisce la produttivita` degli abitanti; l’altra, ben piu` subdola, e` la Jester, ovvero la societa` che si occupa del marketing e della promozione dei prodotti. Se bisogna produrre, bisogna infatti consumare, e chiunque lo fa ormai ciecamente. Ruth e` una lavoratrice speciale, un’addetta alla fornitura di materiale organico. La Nuova Banconota, denaro ma al tempo stesso prodotto, e` infatti realizzata a partire da residui umani. Mentre assistiamo alla lenta discesa di Ruth e al suo annullamento come individuo, Laura Marinelli ci racconta a margine quali altre vite si sono esaurite a causa di burocrazie kafkiane e mercificazione infinita. La distopia di Marinelli e` una distopia biocapitalista: quando non resta altro da sfruttare, si cominciano a corrodere i corpi e le identita` stesse.
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Pagine_e_inchiostro 04 giugno 2025Organica
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