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Anno edizione: 2012
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Questo libro mi ha incuriosita anche per la personale vicenda intorno al suo autore. Si tratta di un romanzo noir particolarmente cupo e nichilista ed è incentrato sul tema della vendetta e del possibile perdono. Senza svelare nulla della trama, a carattere generale si può dire che ci viene presentata una vicenda in cui molto presto capiamo che è troppo banale classificare le persone in buoni e cattivi / rispettosi della legge e delinquenti. Spinto da determinati eventi, l'essere umano può trovarsi a varcare quella linea che divide tali categorie. Leggendo si prova un po' di disorientamento, in parte non capendo più cosa è giusto e cosa è sbagliato, chi è la vittima e chi il colpevole. Un cambio di prospettiva che induce sicuramente a riflettere molto. L'idea alla base che ne ho tratto è che più o meno tutte le persone sono capaci di essere infime, non solo i delinquenti conclamati, e che i gesti di umanità o i sacrifici possono arrivare anche da chi meno ci si aspetta. Riporto infine uno spunto di riflessione che ho trovato sulla quarta di copertina: Dove risiede veramente il male? Dei due uomini, chi è il peggiore? Una visione del mondo, in questo romanzo, che può apparire spietata, ma è solo reale. Quanto allo stile, ogni capitolo, anziché essere numerato, si intitola con il nome di uno dei due protagonisti, i quali si alternano appunto da un capitolo all'altro parlando in prima persona, così che scopriamo senza filtri ciò che provano e pensano.
Era davvero molto tempo che non leggevo un libro che mi tenesse sveglio la notte con l'ansia di finirlo, bhè stavolta è successo con questo lavoro di Massimo Carlotto, l'autore del più famoso libro ( poi film ) "arrivederci amore ciao". L'oscura immensità della morte narra di un duplice caso umano , da un lato un ergastolano ,Raffaello, condannato per aver ucciso una madre ed un bimbo di 8 anni, ma malato di cancro e che vorrebbe ottenere la grazia per morire libero fuori di galera, ( ma vorrebbe anche tentare di espatriare in brasile con i proventi del bottino di una rapina ) , dall'altro lato Silvano, il marito reso vedovo da Raffaello, che da 15 anni è roso dal tarlo della vendetta, su come farla pagare per davvero a Raffaello ed al suo complice, inizialmente introvabile, per avergli distrutto la vita, portandogli via le persone a lui più care. Sullo sfondo altri personaggi , un commissario di polizia ostinato e forse corrotto, ed una donna con una vita sentimentale fallita ma dedita ad opere di bene per i detenuti. Non vi svelo la trama, perchè il romanzo è breve, 200 pagine, e va letto, perchè i colpi di scena saranno molteplici. Ciò che vi voglio invece sottolineare è la magistrale capacità di Massimo Carlotto nel rendere reali i personaggi ed i loro drammi, fino a farvi immedesimare nelle loro vite, con un linguaggio ed un modo di ragionare spietato e diretto. Nel romanzo non ci sono eroi, non ci sono nè vincitori nè vinti, non ci sono salvatori della patria, nè superuomini borghesi, niente di tutto questo, c'è solo la logica disarmante lucidità mossa dalla volontà di vendetta, di un giustizialismo che deve andare al di là della pena comminata dalla legge, perchè chi si sente vittima vuole essere ripagato totalmente del torto subito, perchè chi vive "l'oscura immensità della morte" non sa darsi pace, fino a quando non riuscirà a far provare anche ai propri carnefici lo stesso dramma. Una legge del taglione applicata fino in fondo, perchè non c'è redenzione, non c'è espiazione, non c'è salvezza nel mondo immaginato dall'autore, ma sono tante singole individualità che ragionano ciascuna secondo il proprio tornaconto e secondo la propria personale interpretazione della realtà, tanto che alla fine del romanzo, il lettore non se la sente nè di condannare nè di assolvere nessuno, ma semplicemente deve accettare l'interpretazione di un mondo in cui non c'è fede, nè catarsi. voto : 9 .
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