Edith Bruck, scrittrice di origini ungheresi, ripercorre la sua infanzia, il periodo terrificante nei campi di concentramento e il graduale ritorno alla vita, da sopravvissuta, qui in Italia. "Il pane perduto" è un'opera necessaria, da leggere, rileggere, regalare, per non dimenticare mai ciò che è accaduto e che potrebbe ripetersi. Bruck scrive molto bene, in maniera precisa, asciutta, intensa, mai melodrammatica ed autocelebrativa. Il romanzo autobiografico è stato candidato al 75. Premio Strega ed è stato insignito del Premio Viareggio - Sezione narrativa e del Premio Strega Giovani.
Il pane perduto
Per non dimenticare e per non far dimenticare, Edith Bruck, a sessant’anni dal suo primo libro, sorvola sulle ali della memoria eterna i propri passi, scalza e felice con poco come durante l’infanzia, con zoccoli di legno per le quattro stagioni, sul suolo della Polonia di Auschwitz e nella Germania seminata di campi di concentramento. Miracolosamente sopravvissuta con il sostegno della sorella più grande Judit, ricomincia l’odissea. Il tentativo di vivere, ma dove, come, con chi? Dietro di sé vite bruciate, comprese quelle dei genitori, davanti a sé macerie reali ed emotive. Il mondo le appare estraneo, l’accoglienza e l’ascolto pari a zero, e decide di fuggire verso un altrove. Che fare con la propria salvezza? Bruck racconta la sensazione di estraneità rispetto ai suoi stessi familiari che non hanno fatto esperienza del lager, il tentativo di insediarsi in Israele e lì di inventarsi una vita tutta nuova, le fughe, le tournée in giro per l’Europa al seguito di un corpo di ballo composto di esuli, l’approdo in Italia e la direzione di un centro estetico frequentato dalla “Roma bene” degli anni Cinquanta, infine l’incontro fondamentale con il compagno di una vita, il poeta e regista Nelo Risi, un sodalizio artistico e sentimentale che durerà oltre sessant’anni. Fino a giungere all’oggi, a una serie di riflessioni preziosissime sui pericoli dell’attuale ondata xenofoba, e a una spiazzante lettera finale a Dio, in cui Bruck mostra senza reticenze i suoi dubbi, le sue speranze e il suo desiderio ancora intatto di tramandare alle generazioni future un capitolo di storia del Novecento da raccontare ancora e ancora.
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D.Deiana 05 giugno 2025
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Chiara 20 maggio 2025
A tredici anni la scrittrice ungherese Edith Bruck viene deportata insieme a tutta la sua famiglia dal povero villaggio in cui viveva ai campi di sterminio nazisti. "Il pane perduto" non solo è il racconto di un'infanzia tragicamente interrotta, ma soprattutto la cronaca di una giovinezza inquieta alla ricerca di un proprio posto in quel mondo che non riusciva a capire e non voleva sapere. La scrittura all'inizio non è molto fluida, ma successivamente migliora rendendo il volume una preziosa quanto cruda testimonianza dell'orrore dell'olocausto
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Luci 30 dicembre 2024Bello
Bello e atroce
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