Un romanzo di formazione, ma anche corale con un linguaggio che trascina nella Sicilia degli anni quaranta, attraverso gli occhi e la fantasia di Paolino, bambino di sette anni che sfida gli altri e se stesso.
Pelleossa
Con una lingua che mescola italiano e dialetto a creare un nuovo impasto, plastico e mimetico alla trama, Veronica Galletta ci racconta un periodo della storia siciliana che è meno lontano di quanto appaia, con riferimenti alla tradizione letteraria isolana, nel solco dell’ambiguità fra reale e fantastico che ha già caratterizzato i suoi romanzi precedenti.
Sicilia, 1943. Paolino Rasura ha sette anni. Per sfuggire alle prepotenze di un gruppo di ragazzini, accetta di fare una prova di coraggio: entrare nel Giardino di Filippu, un uomo che vive isolato su una collina e passa il tempo a scolpire teste. Paolino e Filippu così si conosceranno, e il vecchio diventerà per il bambino amico e consigliere negli anni complessi che vanno dallo sbarco degli americani fino alle prime lotte per le terre. Intorno a loro si muove il paese di Santafarra, un’intera comunità fatta di antichi segreti, rivalità, spinte al cambiamento e riti sempre uguali. Nei quattro anni che lo trasformano da bambino a ragazzo, Paolino, sempre in bilico fra viltà e desiderio di riscatto, conoscerà il tradimento, la morte, l’amore.
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Autore:
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Editore:
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Anno edizione:2023
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Pongi 11 gennaio 2025Il realismo magico, la Sicilia (e la vita) attraverso gli occhi di un bambino
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Daniela 27 dicembre 2024
Il romanzo ha tante sfaccettature: è un romanzo di formazione, con tanto realismo magico, ma ci sono anche tanti riferimenti alla storia siciliana degli anni '40-'50 dello scorso secolo, tra lo sbarco degli Americani, la fine del fascismo, l'ipotesi di diventare il 49° stato statunitense, i cambi veloci di casacca politica, le lotte dei contadini per la riforma agraria, la nascita delle cooperative, i sindacalisti ammazzati, le tragedie nelle miniere, e tantissimi sono i riferimenti letterari, dal Calvino delle Fiabe italiane, a Gesualdo Bufalino, Elio Vittorini, Leonardo Sciascia, per non parlare di Andrea Camilleri, visto che tutto il romanzo è scritto in un italo-siciliano che assomiglia molto a quello utilizzato da Camilleri. La bravura di Veronica Galletta, secondo me, sta nel riuscire a dosare tutti questi ingredienti mantenendoli in equilibrio, passando in continuazione dal registro fantastico a quello reale, senza scivolare né da un lato né dall'altro. Difficile, se non impossibile, non innamorarsi del protagonista, Paolino, un ragazzino solitario, con pochi amici della sua età, con un soprannome che lui considera infamante (a me pare bellissimo) e che lo costringe a prove di coraggio che gli fanno scoprire personaggi strani (ma realmente esistiti) e nuove amicizie. Con un amore poco corrisposto per una ragazzina che lo spingerà a voler scrivere addirittura a Stalin(off) quando teme di perderla per sempre. Ho scoperto oggi che tra pochi mesi uscirà un seguito.
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Maria 28 maggio 2024Coinvolgente
È un romanzo che appassiona e coinvolge. Sembra di vivere nel mondo verghiano dei vinti . Ma qui c'è il desiderio di riscatto! L' autrice ha fatto un buon uso della lingua siciliana, che coinvolge il lettore avvicinandolo ai personaggi. Bellissimo!
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