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Anno edizione: 2022
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Da Kabul a Hiroshima, il racconto di una missione durata tutta la vita: «Non un'autobiografia, un genere che proprio non fa per me, ma le cose più importanti che ho capito guardando il mondo dopo tutti questi anni in giro».
«Dai ricordi, pubblicati postumi, emerge il ritratto di un uomo sempre in prima linea. Pronto a curare tutti.» – Ezio Mauro, la Repubblica
«Bisogna curare le vittime e rivendicare i diritti. Una persona alla volta.»
«Sono un chirurgo. Una scelta fatta tanto tempo fa, da ragazzo. Non c'erano medici in famiglia, ma quel mestiere godeva di grande considerazione in casa mia. Fa il dutur l'è minga un laurà, diceva mia madre, l'è una missiùn. Un'esagerazione? Non so, ma il senso di quella frase me lo porto ancora dentro, forse mia madre era una inconsapevole ippocratica.» Una missione che parte da Sesto San Giovanni, la Stalingrado d'Italia con le grandi industrie, gli operai, il partito, il passato partigiano. In fondo, un buon posto per diventare grandi. A Milano, nelle aule dell'Università di Medicina e al Policlinico Strada scopre di essere un chirurgo, perché la chirurgia gli assomiglia: davanti a un problema, bisogna salvare il salvabile. Agendo subito. Una passione che l'ha portato lontanissimo. Gli ha fatto conoscere la guerra, il caos dell'umanità quando non ha più una meta. In Pakistan, in Etiopia, in Thailandia, in Afghanistan, in Perù, in Gibuti, in Somalia, in Bosnia, dedicando tutta l'esperienza in chirurgia di urgenza alla cura dei feriti. Poi nel 1994 nasce Emergency, e poco dopo arriva il primo progetto in Ruanda durante il genocidio. Emergency arriva in Iraq, in Cambogia e in Afghanistan, dove ad Anabah, nella Valle del Panshir, viene realizzato il primo Centro chirurgico per vittime di guerra. Questo libro racconta l'emozione e il dolore, la fatica e l'amore di una grande avventura di vita, che ha portato Gino Strada a conoscere i conflitti dalla parte delle vittime e che è diventata di per se stessa una provocazione. In ognuna di queste pagine risuona una domanda radicale e profondamente politica, che chiede l'abolizione della guerra e il diritto universale alla salute.
Gino strada si racconta. Dai primi passi come giovane chirurgo di Sesto San Giovanni attraverso Sierra Leone, Afganistan e altri paesi lontani, fino ai giorni della pandemia di Covid 19. Il racconto dell’impegno e delle esperienze che hanno condotto Gino Strada ad un’idea semplice: i diritti sono di tutti o sono privilegi.
Chi conosce Gino Strada e l’operato di Emergency non troverà particolari rivelazioni in questo piccolo volume. Lo consiglierei soprattutto a chi Emergency non la conosce bene, perché ripercorre capitolo dopo capitolo la storia della sua ideazione, della sua nascita e del suo operato. Lo fa con parole semplici e poche pagine, di facile comprensione. Il messaggio arriva forte e chiaro: Emergency cura tutti, cura gratuitamente e offre cure di qualità, in Paesi nei quali gli ospedali così come li conosciamo non esistono. Il libro ci svela qualche retroscena nella vita coraggiosa di Gino Strada, ci racconta episodi di quella che per lui era quotidianità: da un lato le discussioni con Teresa, dall’altro di come le tensioni internazionali possano sciogliersi come neve al sole, davanti a una foto di Baggio.
È la prima volta che mi è capitato di leggere un libro del genere. Di solito non impazzisco per le autobiografie ma in questo caso ho dovuto ricredermi in primo luogo poiché traspare l'emozione, il sentimento del lavoro di una vita di un uomo, e in secondo luogo poiché lo stesso autore non amava le biografie e per questo non ha definito questo libro come tale. Inizialmente ero un po' scettica ma mi sono dovuta ricredere e ne sono stata davvero felice.
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