Zehra Dogan è un'artista e attivista curda incarcerata per la sua attività dal governo turco. Questo libro è nato in carcere, disegnato sul retro di lettere che un'amica apposta Le scriveva quotidianamente e fatto poi uscire di nascosto pagina dopo pagina. I disegni sono tutti in chiaroscuro eccetto qualche lampo di rosso che testimonia il sangue del dolore, dell'oppressione e delle torture che i tanti curdi hanno subito e subiscono nei carceri turchi. È un racconto molto semplice e per me molto bello di quella che è la causa curda e del quotidiano del carcere. Le altre recluse, le loro storie, le loro vite, come si organizzavano, come vivevano. Certo non mancano i racconti tragici, non possono mancare, tanti sono i disegni macchiati di rosso fino all'ultimo, unico vistato dalla censura del carcere che rappresenta un uccello dal corpo di donna, Zehra stessa, che esce dal carcere al termine della sua pena e con un'ala resta impigliata nel filo spinato. Un simbolo, quanto costa la libertà?
Prigione numero 5
Questo libro è il risultato di un lavoro ostinato e creativo che ha trasformato quasi tre anni di reclusione in resistenza e lotta.
«Questo “graphic memoir” è un libro politico, è il privato usato per spiegare il pubblico, la storia personale come veicolo di una vicenda collettiva. Le illustrazioni sono semplici e le parole didascaliche perchè qui l’arte non è abbellimento ma mezzo per documentare, lasciare traccia, consegnare un memento, come facevano i prigionieri di Palazzo Steri a Palermo riempendo di graffiti le pareti del carcere dell’Inquisizione» - Raffaella De Santis, Robinson
Questa è la storia di Zehra Dogan, una attivista, giornalista e artista contemporanea curda, condannata per un disegno e gettata nella prigione numero 5 di Diyarbakir, nella Turchia orientale. Una prigione inscritta nella storia del paese come un luogo di persecuzione, ma anche di resistenza e di lotta del popolo curdo. Questi disegni, fatti uscire clandestinamente dalla prigione numero 5, sono stati fatti da Zehra Dogan nonostante la mancanza di materiale, sfidando muri e divieti. Come può una prigione - nonostante gli sforzi per isolare e rompere queste donne e questi uomini, nonostante pratiche umilianti e violente, nonostante oppressioni e torture - diventare, grazie alla solidarietà e al lavoro collettivo, un luogo di ricostruzione? Le idee non possono essere prigioniere. Trovano la loro strada, scivolano dentro le fessure, attraversano le finestre con le sbarre e le crepe dei muri. Evitano agili il filo spinato. Raggiungono l'esterno della prigione come rami d'edera. E alla fine, arrivano a noi.-
Autore:
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Editore:
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Anno edizione:2021
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In commercio dal:1 aprile 2021
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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orabarbara 17 agosto 2025Bellissimo
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