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Anno edizione: 2021
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I libri di Qiu hanno il pregio di essere scorrevoli e di piacevole lettura, non risultando eccessivamente impegnativi e/o cervellotici. Non si tratta certo di thriller, ma di storie che riescono a destare l'interesse del lettore. Nè è necessariamente un male il fatto che la storia gialla sia, in realtà, un pretesto per parlare di altro e quindi non tenga esattamente con il fiato sospeso: si tratta di una scelta, che peraltro a molt* piace più del "modello scandinavo". Ci sono però degli aspetti negativi che non posso non saltare all'occhio. Non mi riferisco tanto alle opinioni politiche dell'autore (per quanto, pur rispettando la libertà di tutt*, si può forse fare una riflessione sui doveri di onestà intellettuale dell'intelligencija: dipingere palazzinari, speculatori e mafiosi come "vittime" del Partito Comunista, costretti con la pistola alla tempia a corrompere funzionari in cambio di miliardi di yuan, forse è un po' troppo!): come tali, sono opinabili, ma sempre legittime. Faccio riferimento, più che altro, alla credibilità della storia: non si può dipingere il sistema cinese come una Spectre popolata da geni del male che hanno trasformato il Paese in un incubo peggiore di "1984" di Orwell e - contemporaneamente - dei deficienti che non hanno neanche la prontezza di seguire Chen, mettere sotto sorveglianza il suo WeChat, riempire di cimici il suo appartamento e che si fanno fregare da un linguaggio in codice comprensibile persino ad un bimbo delle elementari. Scegli: o li ridicolizzi o li dipingi come il Grande Fratello. Che le "spie" siano furbe con 1.500.000.000 di cinesi meno che col tuo protagonista è risibile. Insomma, bravo Qiu...ma anche fortunato.
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