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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2014
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All’inizio degli anni 60 il canavese è pienamente immerso nella vita e nelle dinamiche della grande azienda di Ivrea; la vicenda del protagonista, Albino Saluggia, si svolge tra la fabbrica (mi pare di vedere la Portineria del Pino, ad Ivrea, in via Jervis) ed il suo paesello, lungo la Serra, dove vive con la madre. Un grande romanzo industriale (ho parlato di Olivetti, ma l’autore precisa che non si descrive nessuna azienda in particolare) nel quale vengono descritte le nevrosi della fabbrica e la vita in azienda. Un viaggio nei disturbi mentali di Albino.
Questo è un libro molto difficile da catalogare e anche da commentare. Si parla di letteratura industriale ma io penso che sia solo lo sfondo in cui si dipanano le vicende. Per prima cosa si parte da uno stile niente affatto facile o scorrevole, anzi direi che in alcuni punti é persino lirico, soprattutto quando il protagonista, Albino Saluggia, fantastica sulla natura,sul lago, sulle stagioni e, sì, anche sulla fabbrica. Ma tutto la vicenda si dispiega in un drammatico e disperante soliloquio, in cui il protagonista è sopraffatto dalle sue “tare”, dalle sue manie, dai suoi conflitti interiori. La fabbrica è solo un pretesto, come lo è la sua malattia, il pretesto a quella solitudine interiore, preludio dell’incomunicabilità verso i rapporti interpersonali che il suo animo non riesce ad instaurare né nella fabbrica né fuori. Saluggia è completamente refrattario alle ideologie e ai legami seri e durevoli; la sua incrollabile sincerità, la sua mancanza di falsità, il suo perseguire imperterrito nelle proprie paranoie lo portano ad un insanabile conflitto con il mondo intero. Quel mondo intero che egli vivifica nelle macchie immaginarie sul muro cui egli dà quella importanza vitale che è tale solo nella sua immaginazione. Certo la fabbrica è una presenza ambigua e a due facce, lo aiuta e lo respinge, gli fa sperare alcune cose e poi lo fa cadere nella disperazione. Nella fabbrica non c’è quel nido, quella solidarietà, quel calore umano che forse lui si aspettava. Ma come dice bene nel finale, per lui nessuno può venire in aiuto, né uomo né ideologia politica identificabile. C’è solo un gran “male di vivere” che nulla può guarire!!!!
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