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Anno edizione: 2017
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La scrittrice racconta di se stessa e della sua depressione, si mette a nudo in 10 brevi capitoli. Non sono entrata subito in sintonia con la sua narrazione, però è una lettura utile che racconta la paura senza giudicarla, definendola non come un male da combattere ma da affrontare. Solo alcuni capitoli mi hanno catturata e coinvolta, uno di questi è il racconto sulla maternità: un figlio, considerato da tutti la cosa più bella, può per alcune donne essere un peso e, il modo in cui l’autrice narra il suo vissuto personale, è una testimonianza lucida e toccante. Non è una lettura “leggera” è un susseguirsi di memorie il cui filo conduttore è la paura e le ricadute sull’anima
Consigliato a tutti, soprattutto a chi soffre d'ansia. Da tenere vicino per sentirsi meno soli, meno persi, a volte meno strani. Guardarsi attraverso il libro come uno specchio e riconoscerci, magari avvicinandoci di più a noi stessi
Ci sono cose che non si possono raccontare. Ci sono cose che ci teniamo dentro, morendo ogni giorno, ma che non possiamo raccontare... a nessuno. Invece Simona Vinci ha voluto parlare; parlare di qualcosa di cui non si parla, che non esiste... per gli altri. Senza chiedere assoluzioni, e nemmeno per espiare qualche colpa, l'autrice ha voluto dare dignità ad una malattia, la depressione, non lasciandola alle entrate secondarie dei centri di ascolto psichiatrico, al mondo nascosto del proprio io, alle quattro pareti di casa. Uscendo dalla sua prigione mentale, l'io narrante si mette in pigiama e ancora dopo a nudo davanti agli occhi del lettore, presentandogli un mondo sommerso, quello delle paure, fino ad arrivare ad ammettere di aver pensato al suicidio, di aver perso le forze fisiche e mentali dopo il parto. Ed è proprio qui che nasce un nuovo libro; qui si ritrovano due crescite, due modi di (ri)appropriarsi del mondo: quello del nuovo nato e quello della madre, che disperata cerca di ritrovarsi. Libro da leggere e consigliare!
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