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Anno edizione: 2014
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La Nemirovsky è bravissima a trasformare una situazione ben dettagliata nel tempo e nello spazio (l‘omicidio del giovane amante da parte di una ricca e anziana donna nella Francia degli anni ‘30) in una situazione universale che è attualissima e dove ognuno di noi può ritrovare elementi di contemporaneità. Nella prima parte del romanzo dedicata al processo, ritroviamo tutte le morbosità tipiche dei nostri tempi: l’attrattiva patologica per l’assassina e per la sua bellezza mentre la vittima, un giovane povero come tanti altri, non suscita alcun interesse se non una vaga compassione. Come non rivedere i tanti processi spettacolarizzati dalla televisione? E poi la parte preponderante del romanzo che ricostruisce la vita e la personalità di Gladys, donna affascinante ma persa nelle sue ossessioni e patologie: non è neanche corretto definire semplicisticamente Gladys come una donna egoista, è una donna patologicamente chiusa su se stessa che non riesce a vedere nulla al di là del potere che la sua bellezza ha su sugli uomini e che nasconde la sua insicurezza dietro a belletti e gioielli. Tutto viene tritato e distrutto per soddisfare il suo ego, compreso l’amore e la vita delle propria figlia. E’ incredibile il modo in cui la Nemirovsky descrive il suo rapporto distorto con la figlia: è Gladys che ricerca continuamente l’amore della figlia come se lei fosse la bambina e niente può opposi al suo desiderio di giovinezza, come un novello Faust. E chissà cosa non potrebbe fare una Gladys contemporanea ricorrendo alla chirurgia plastica e a tutti i ritrovati della scienza. E’ impressionante poi pensare alla madre di Irene così chiusa ed egoista al punto di chiudere la porta in faccia alle proprie nipoti alla fine della seconda guerra mondiale quando, rimaste orfane, andarono a bussare alla sua porta. Tanto egoismo e cattiveria non sono evidentemente una esagerazione letteraria. Infine lo stile così asciutto e preciso dove le parole non sono mai messe a caso, così come la ripetizione ossessiva delle fobie di Glay (giovinezza, bellezza, potere). Alla fine del romanzo, poi, ti viene voglia di rileggerlo (così io ho fatto per la prima parte dedicata al processo) perché sapendo oramai tutto, il lettore può apprezzare ancora di più l’abilità della scrittrice di descrivere le cose in modo ambiguo per cui tutto quanto appariva chiaro e lineare (donna ricca che uccide giovane amante che la ricatta), era in realtà una storia molto più complessa e diversa da quanto immaginato.
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