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Anno edizione: 2013
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Ci troviamo in un mondo pre-medievale (accenni alla Roma della decadenza, oppure alla Grecia delle Polis), nel paese dei Khaiem, un territorio-coalizione formato da una manciata di città-stato nate dalla morte di un impero secolare. L’attività principale di questi centri è il commercio, che praticano con particolare abilità, rispetto ai vicini territori dei Galt e delle Terre Occidentali, grazie all’arte dei Poeti e dei loro Andat. I primi non sono altro che maghi mentre i secondi sono “Pensieri, tradotti dal poeta in una forma che include un atto di volontà”, aspetto già di per sè molto originale e tutto da scoprire. A questo punto si può già notare una differenza dal resto del fantasy: mentre in molte altre opere l’elemento magico serve a differenziare l’agente dalla razza umana e dai suoi scopi, qui l’elemento esterno è completamente succube al potere umano. Egli possiede il controllo e lo usa per il più basso degli obiettivi: l’acquisizione smisurata di ricchezze. Da qui il pretesto del racconto che mette in moto una cospirazione atta a distruggere tale primato. Se la premessa è molto originale, questo vale anche per la trama: l’attenzione è concentrata sul dramma umano affrontato dai cospiratori e da alcune delle figure chiave di Sarayketh, le quali vivono, durante tutta la durata del libro, in una condizione di semi-incompiutezza. Infatti, tutto quello che i personaggi avevano conseguito fino ad allora, ogni certezza che avevano minuziosamente collezionato durante la loro vita, viene sgretolata dall’impietoso avanzare degli eventi. Questo sali e scendi tra evento e protagonista è il vero punto forte del libro, imprezosito anche da elementi estremamente realistici atti a rendere il mondo popolare vivo e concreto, quali brevi escursus corali sui pettegolezzi della città e la costante presenza dell’etichetta e del galateo, fatto di gesti costituiti, i quali confermano che la vicenda non viene staccata e posta in una sorta di empireo, ma è invece ben integrata con il normale ciclo che vive il resto della realtà fantastica. Alla fine, ogni tassello è al proprio posto e l’ordinarietà dei personaggi non fa che avvicinarli di più a noi, rendendo inutile quella sospensione dell’incredulità che noi tutti lettori, non più proprio bambini, abbiamo bisogno di richiamare ogni volta che cerchiamo qualcosa che ci faccia sognare.
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