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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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«Friedrich Dürrenmatt è, in primo luogo, un narratore metafisico. Vive, ben stabile e fermo, in Svizzera, ma di lì, col suo implacabile telescopio, esplora l’universo ; e spesso intuisce così a fondo gli elementi a noi nascosti, che riesce a sfondare il muro di ipotesi e di supposizioni che ci circonda, e si spinge in prossimità delle grandi leggi del mondo ... Nel Giudice e il suo boia, il male ha una vasta incarnazione: Gastmann, “la bestia selvaggia”, che il commissario Bärlach, ancora giovanissimo, aveva incontrato a Costantinopoli, senza riuscire per quarant’anni a fornire le prove dei delitti via via più audaci e sacrileghi che il Nemico commetteva. Come dice Bärlach, Gastmann è un nichilista: se opera il bene, lo fa per un capriccio, per un estro improvviso: e per lo stesso estro – mai in nome di un principio – opera il male ... Il vero eroe del romanzo è il personaggio che incarna il principio del bene: il commissario Bärlach, la più straordinaria figura di poliziotto del romanzo moderno». - Pietro Citati
Esiste il delitto perfetto? Gastmann, "demonio in forma umana", ne è convinto, e per dimostrarlo al commissario Bärlach - e vincere la temeraria scommessa fatta in una bettola sul Bosforo - getta uno sconosciuto dal ponte di Galata. Ormai i due sono incatenati l'uno all'altro. Per oltre quarant'anni il commissario seguirà imperterrito le orme di Gastmann, nel vano tentativo di fornire le prove dei delitti via via più audaci, efferati e sacrileghi che costui ha commesso per capriccio. Finché un giorno l'assassinio dell'ispettore Schmied della polizia di Berna - la città dove Bärlach è nato, e che lui chiama il suo "aureo sepolcro" - lo metterà nuovamente di fronte al suo nemico, e al sinistro viluppo di trame politiche e finanziarie di cui questi tira le fila. A Bärlach non resta molto da vivere: giusto il tempo di regolare i conti una volta per tutte. Ormai ha emesso il suo verdetto - ed è una condanna a morte. Quando Georges Simenon, che di noir se ne intendeva, lesse questo romanzo cupo, implacabile e lacerante, disse semplicemente: "Non so che età abbia l'autore. Se è alla sua prima prova, credo che farà strada".Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Friedrich Dürrenmatt si diverte magistralmente con tutti: con i suoi personaggi, con la trama degli accadimenti, con il destino e, non da ultimo, con il lettore. È un thriller poliziesco sui generis, che trascende la semplice narrazione dei fatti di cronaca, per giocarsi su di un piano più alto: la ricerca della giustizia e la possibilità di confezionare un delitto perfetto. Il gioco è una scommessa, che nasce, fortuitamente, in una bettola, tra due perfetti sconosciuti, che, da quel momento, si inseguiranno, loro malgrado, per tutta la vita. È possibile, come in un meccanismo perfetto, risalire sempre all'autore di un'azione criminosa o, per converso, la selva di rapporti sociali, umani, professionali è così intricata da garantire una zona franca, di impunità? Il vecchio Barlach è chiamato a formulare una domanda non semplice una risposta ancor più complessa, che lo condurrà, assieme all'ignaro lettore, ai confini delle regole del gioco del poliziesco, forse anche oltre. Sulla scacchiera, la pedina ambisce a diventare dama (o damone), senza sapere che la mano del damista che la muove è pronta anche a sacrificarla, per la realizzazione di un obiettivo più grande, magari inseguito per gran parte della vita.
Bella storia e bella scrittura. Si legge velocissimo, il testo è breve. Storia avvincente, a me piacciono molto i gialli e questo mi è davvero piaciuto. Non conoscevo l'autore e la curiosità è stata ben ripagata. Lo consiglio.
Dopo la Promessa, che ho apprezzato tantissimo, questo è il secondo romanzo che leggo dell’autore svizzero. Come nel primo, anche in questo ritrovo che la chiave di lettura più semplicistica è quella del puro giallo, con il suo omicidio d’apertura, i suoi personaggi ambigui, e i suoi colpi di scena sapientemente piazzati. Ma anche in questo racconto l’autore va oltre. Se nella Promessa il lettore era indotto ad interrogarsi sull’incapacità dell’uomo nel cogliere il vero senso della realtà quando ci si affida esclusivamente a schemi razionali e non si tiene conto del fattore inesorabile del caso, nel Giudice e il suo boia ci si interroga invece sul concetto di giustizia (è giusto condannare un uomo per un delitto che non ha commesso al fine di punirlo per tutti gli altri che ha commesso?) e sulla fallibilità di una giustizia umana nell’afferrare e definire i concetti di bene e male, di buono e cattivo. Insomma, anche nel Giudice e il suo boia Dürrenmatt ha tanto da offrire. Complessivamente inferiore alla Promessa, del cui mordente e capacità di tenere avvinti forse manca un po’, ne raccomando comunque la lettura.
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