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Eventi in programmazione
Al servizio di Cavour
Fabrizio Dardo presenta "Al servizio di Cavour" (Morellini): Quando il tenente Richerme lo fece picchiare a sangue dai suoi sgherri e cacciare dall'esercito, Bartolomeo Leseni non immaginava come sarebbe riuscito a vendicarsi di quel nobile. Non sapeva che sarebbe andato a servizio dal conte di Cavour, che questi lo avrebbe preso a benvolere, portato a Torino, fatto addestrare dalla polizia segreta e poi tenuto come suo assistente personale. Il conte gli affida compiti sempre più delicati perché la battaglia politica è aspra. C'è l'invio di truppe in Crimea, su cui l'Inghilterra insiste ma il governo è incerto; la legge di Rattazzi, che si sta rivelando un pantano perché i cattolici sono pronti a chiedere l'intervento del Papa. Poi il Re, che parla senza freni agli ambasciatori e allarma gli austriaci. E proprio su questo terreno deve lavorare Leseni, raccogliendo informazioni, svolgendo incarichi riservati e preparando l'azione di Cavour.
Il dado è astratto.
Giacomo Asta presenta "Il dado è astratto. Alea iacenda Est" (Chance edizioni). Notte e sogno. Ombra e coscienza. Identità e frammentazione.
Il dado è astratto è il viaggio di Riccardo attraverso soglie invisibili: un incontro con figure che sembrano uscire dall’inconscio, un dialogo impossibile con il nonno defunto, un risveglio in un mondo che non appartiene più al suo tempo. Giacomo Asta intreccia filosofia, psicologia analitica e suggestioni letterarie in un romanzo che interroga il lettore: siamo autori del nostro destino o semplici pedine in un gioco di infinite possibilità?
Tutti a tavola!
Massimo Montanari, "Tutti a tavola!" (Laterza): Possiamo definire ‘italiana’ un’esperienza gastronomica basata sulla diversità e sull’ibridazione culturale? Quale valore identitario riconoscere a ingredienti o ricette o modalità di preparazione che la nostra cucina ha mutuato da altre culture? O, viceversa, alle esperienze italiane assorbite da altre culture? Seguendo il filo di queste e altre domande, Montanari e Petrillo chiariscono il senso della candidatura UNESCO, che riguarda la cucina italiana come realtà profondamente incorporata nella cultura e nel sentire quotidiano, non solo nelle sue espressioni più alte ma anche e soprattutto nella ‘normalità’ delle pratiche comuni. Ecco perché gli italiani hanno grande confidenza con la cucina e, come spesso (e giustamente) si dice, parlano sempre di cibo, mettendo tutto in discussione. Non è un caso che la cucina italiana si possa definire soprattutto per ciò che non è: non monolitica, non codificata, ma fondata su principi di libertà e di inclusione. L’opposto dello sciovinismo, del sovranismo o del fondamentalismo gastronomico. Proprio per questo è da considerare un patrimonio universale.