“Raccontare Leopardi: il libro di recentissima pubblicazione, scritto da Michele Ruggiano,( Ed. Franco Angeli –Letteratura italiana – saggi e strumenti- 2018) non è solo un racconto (il titolo potrebbe trarre in inganno!), ma è narrazione e saggio insieme. Della prima ha l’architettura e lo svolgimento, i ritmi fatti di anticipazioni, riprese,attese fino alla constatazione dei fatti reali; del secondo ha il rigore scientifico con il quale tutto viene provato e dimostrato alla luce di riflessioni incalzanti, di confutazioni e di consultazioni di una fitta rete di documenti e di scritti di autori e saggisti insigni: un procedimento testimoniale alla Saint- Beauve che si alimenta,però, e si arricchisce di argomentazioni personali ed attuali, di confronti con tutto l’arco storico del pensiero critico, dal De Sanctis al Croce al Gentile ai marxisti Luporini e Timpanaro, a Binni a Getto ad Antonio Preti, ad Emanuele Severini. Sempre sospinto dall’esigenza di una ricostruzione che sfugga a stereotipi convenzionali, l’autore non dimentica mai di farsi compagno di vita del Leopardi, di essergli vicino con sentimenti di viva empatia, di ascoltarne la voce dell’anima,così come rimbalza dagli stessi suoi scritti, da quelli cosiddetti minori allo Zibaldone ,ai Pensieri, al suo “sistema di idee”, alle Operette morali alla produzione tutta dei Canti: da quella idillica a quella eroica e non idillica. E non manca neppure, talvolta, la seduzione del commento e dell’analisi, psicologica, estetica, strutturale. Un’opera colta e insieme espressione- se così si può dire - d’ un atto d’amore per il poeta recanatese, letto, approfondito, ammirato instancabilmente; un’opera intensa che ricostruisce il clima familiare, storico –culturale soffocante della prima formazione leopardiana,ripercorre i sogni di libertà, di evasione quasi sempre frustrati,l’esigenza incontenibile di tenerezza sentimentale,mai appagata,la ricerca di un impossibile piacere-felicità, negato dalle circostanze e da una natura ostile e indifferente alla sorte degli uomini, il rapporto difficile e, per molti versi trasgressivo,(come viene definito dal Ruggiano in un suo saggio critico “ Leopardi trasgressivo” ), con la sua famiglia , con il “secol superbo e sciocco”, con la società che gli era intorno,fino alla morte e alla sepoltura avvenute in circostanze poco chiare . Un’opera indispensabile per chi voglia addentrarsi nell’universo immenso della complessa e inquieta personalità del poeta-pensatore che anticipa quasi di due secoli la condizione dell’uomo moderno e il nichilismo della società tecnologica contemporanea. Anna Ciancio
Raccontare Leopardi. Vita, pensiero, poesia
«Leopardi è il Dante della tradizione lirica italiana», ha scritto alcuni anni fa un critico inglese. E, come Dante, Leopardi primeggia nell’attenzione degli studiosi e dei comuni lettori. I libri sul suo conto non si contano. Sono tanti. Eppure non sono bastanti. Perché? Perché questo genio immenso aveva capito tutto della vita e degli uomini. Ma gli uomini non ancora hanno capito tutto di lui. Perciò tante etichette, spesso anche contrastanti, sul suo mondo, apparso ora reazionario ora progressivo, ora pessimista ora ottimista, ora vitalista ora nichilista e così via. Nessuna etichetta è interamente falsa, nessuna è interamente vera. Una personalità così grande e complessa non può essere circoscritta in nessun cerchio, o, detto diversamente, non può essere abbracciata con un solo sguardo, come un tempio greco. Perciò non è suscettibile di visioni globali, di interpretazioni conclusive. Da questo convincimento nasce l’obiettivo di questo libro: raccontare Leopardi; raccontare Leopardi non solo nella dimensione esistenziale, ma anche in quella filosofica e creativa, al fine di consentire al lettore di seguire un proprio percorso selettivo e valutativo. In quest’ottica il racconto poggia principalmente sull’ascolto diretto della voce del poeta, anche se non mancano i più importanti apporti del panorama critico né essenziali riflessioni personali del «narratore», la cui tonalità narrativa, icastica nella sua semplicità e naturalezza, rende piacevole, oltre che interessante, la lettura di questo speciale “racconto”.
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Anno edizione:2018
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Il nuovo lavoro di Michele Ruggiano, Raccontare Leopardi. Vita, pensiero, poesia, per le edizioni di Franco Angeli, non è un’ulteriore biografia letteraria, né una rassegna critica delle opere del Poeta di Recanati. Mi pare invece un contributo prezioso e originale che proietta il lettore all’interno dell’inestricabile vicenda esistenziale, poetica e filosofica di Leopardi. La narrazione sapiente di Ruggiano, fondata su accuratissime ricerche, ci permette di osservare dal didentro, come testimoni invisibili, gli accadimenti che hanno inizio nel natìo borgo selvaggio. Il racconto di Ruggiano ha il pregio di condurci dall’infanzia del Garzoncello scherzoso al successivo periodo di studio matto e disperatissimo; dalla prima conversione filosofica del ’19 (“pessimismo storico”) ai Canti e alle Operette morali; dai viaggi a Roma e Firenze agli incontri e alle dispute; dalla nuova fase filosofica del “pessimismo cosmico” fino al soggiorno napoletano, durante il quale Leopardi compone il suo ultimo capolavoro, La ginestra. Scrive Michele Ruggiano “un’altra interpretazione...sarebbe più presuntuosa che necessaria. Meglio il semplice “racconto” del farsi, del divenire, del dinamico strutturarsi di quel pensiero, sulla base di un onesto lavoro di lettura e rilettura dei testi leopardiani”. Non solo, l’Autore ci offre una chiave di lettura per districare l’annosa querelle “sul rapporto tra le difficili condizioni esistenziali di Giacomo Leopardi e la coloritura della sua filosofia”. E lo fa presentando al lettore le diverse e talvolta contrapposte ipotesi, non rinunciando tuttavia a esprimere il suo personale pensiero. La malattia, insorta precocemente, fece da detonatore della sensibilità del Poeta che ebbe ancor più consapevolezza del rilevante condizionamento che la natura esercita sull’uomo. Il lettore, proseguendo nella lettura del libro di Ruggiano, giunge al centro del sistema poetico e filosofico di Leopardi. Ne può cogliere così l’evoluzione del pensiero, e soprattutto la sua attualità. L’uomo è un animale come altri: né signore incontrastato del mondo, come sosteneva l’Umanesimo platonico cristiano; né, come riteneva il filantropismo illuministico, è una creatura che nasce buona e che la società corrompe. Al termine della sua esperienza di vita, Leopardi, nel canto La ginestra rievoca la “social catena” che, agli inizi dell’umanità, spinse gli uomini a stringersi in società contro la natura crudele. Questo il commento di Ruggiano “Leopardi afferma categoricamente… che nell’attuale ordine delle cose, è impossibile che un uomo non odi l’altro uomo ed è ancora più impossibile che lo ami. Ciò sarà possibile solo quando la natura farà un altro ordine di cose e di viventi”. Dunque, il richiamo alla social catena avrebbe una “funzione difensiva e di resistenza”. Leopardi raccontato da Michele Ruggiano è un formidabile viaggio intellettuale nel tempo e nello spazio che ci offre la possibilità di comprendere la poesia e il pensiero del nostro maggiore poeta moderno, evitando “Ogni etichetta [che] gli starebbe stretta e a noi non preme di confezionargliene”. Ora, vorrei aggiungere una nota del tutto personale: la ginestra, quel fiore solitario sulle pendici del monte sterminator Vesevo mi rammenta una nota citazione della Matricola n. 7047 della Casa Penale di Turi “Tutti i semi sono falliti eccettuato uno, che non so cosa sia, ma che probabilmente è un fiore e non un’erbaccia”. Sergio D'Angelo
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