Questa volta la Storia è raccontata dal punto di vista del popolo colonizzato, l'Etiopia, e non da quello dei colonizzatori, gli italiani. Ed è raccontato magnificamente con crudezza e senza fare sconti a nessuno. Uno straordinario talento letterario ancor più interessante per un paese dove troppo spesso sopravvive il mito degli 'italiani brava gente ' ed altrettanto spesso quello della superiorità dei valori occidentali da esportare in tutto il mondo.
Lei è Hirut, figlia di Fasil e Getey, una ragazzina spaurita in balia di un sistema patriarcale che la vuole schiava. Ma quando i venti di guerra contro gli invasori italiani cominciano a infuriare sulle alture, Hirut, figlia di Fasil e Getey, diventa la temuta guardiana del Re Ombra: come le sue sorelle d'Etiopia ora è un soldato, che non ha piú alcun timore di ciò che gli uomini possono fare a donne come lei.
«Ambientata durante la Guerra d'Etiopia, Il re ombra è un'epica vasta e indimenticabile di un'autrice d'immenso talento che non ha paura di rischiare». - The New York Review of Books
1974, Addis Abeba: «È venuta a piedi e in corriera, attraversando luoghi che per quasi quarant’anni aveva scelto di dimenticare. È in anticipo di due giorni ma lo aspetterà… » Inizia cosí, con la paziente attesa di Hirut nella stazione ferroviaria della capitale etiope sull’orlo di una nuova rivolta, il lungo flashback con cui Maaza Mengiste ci conduce ai giorni dell’occupazione voluta da Mussolini nel 1935 e portata avanti con inaudita violenza malgrado i richiami della Società delle nazioni. Quando, il primo marzo 1936, l’imperatore Hailé Selassié, al comando del suo esercito, viene sconfitto a Mai Ceu e costretto all’esilio, sugli altopiani e nei villaggi dell’intero paese le donne e gli uomini etiopi organizzano una resistenza vittoriosa, combattendo battaglie il cui clamore rimanda agli epici scontri dell’Iliade. Tutto avviene secondo le regole talora cruente di una società feudale che vanta però un’antica indipendenza e una solida tradizione militare. Il re è salito su un treno che lo sta portando fuori dal suo paese, ma sui crinali dei colli appare il profilo conosciuto e amato del sovrano. È un inganno? Un miraggio? Forse è il potere dell’ombra, che restituisce ai sudditi fiducia e coraggio. Maaza Mengiste allestisce un doppio palcoscenico: sulle alture, agli ordini del nobile Kidane, si organizzano gli irriducibili combattenti etiopi, Aklilu, Seifu, Aster, Hirut, Fifi, la cuoca e innumerevoli altri; mentre sul terrazzamento a strapiombo sulla valle il colonnello Fucelli fa costruire la base italiana dove si fronteggiano opposte concezioni dell’onore e del coraggio, e si sperimenta con inquietante coerenza come una forma d’arte possa diventare un’arma. Nelle fotografie scattate da Ettore Navarra, il soldato ebreo cui viene dato l’ordine sadico e pornografico di immortalare esecuzioni e nudi femminili, leggiamo insieme talento e crudeltà, obbedienza e indifferenza a se stesso. Incrinate, l’una e l’altra, dal coraggio intelligente di Hirut, che si sottrae al ruolo di vittima del suo obiettivo per assumere quello di testimone e poi custode di un archivio d’immagini che raccontano la Storia e la rettificano. Anna NadottiVenditore:
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Anno edizione:2021
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Mattia Gatti 29 dicembre 2024Lo straordinario romanzo della lotta anticoloniale in Etiopia
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AntonioPadoan 12 marzo 2022Uno dei libri più brutti che abbia mai letto (parte seconda)
È una storia che deve essere raccontata, ma sinceramente non così. Inutilmente complicato, frasi che vogliono essere poesia ma non solo pesanti pesanti e pesanti. Ma perché? 6 mesi per finirlo, un'agonia. Da dimenticare immediatamente e cacciarlo in fino alla biblioteca
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Ninni 20 novembre 2021Gli italiani e la guerra in Etiopia
Bellissimo libro dove si parla della guerra italiana in Etiopia una vergogna per la nostra storia Meravigliosi i personaggi e tanti i temi affrontati: il ruolo delle donne protagoniste che difendono il loro Paese e i loro uomini , l’uomo capace di orrore quasi sempre per compensare una profonda solitudine o sofferenza
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