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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2018
Romanzo vincitore del prestigioso Prix Renaudot, La scomparsa di Josef Mengele si immerge fino in fondo nel cuore di tenebra del secolo trascorso.
«La mente malefica di Mengele messa a nudo». - la Repubblica
«Guez ci fa entrare nella mente di un criminale a cui bastava un cenno per decidere le sorti di un condannato a morte per Auschwitz». - Il Foglio
«Ci sono libri duri, ma necessari. È il caso di La scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez». - Il Sole 24 Ore
Buenos Aires, giugno 1949. Nella gigantesca sala della dogana argentina una discreta fetta di Europa in esilio attende di passare il controllo. Sono emigranti, trasandati o vestiti con eleganza, appena sbarcati dai bastimenti dopo una traversata di tre settimane. Tra loro, un uomo che tiene ben strette due valigie e squadra con cura la lunga fila di espatriati. Al doganiere l'uomo mostra un documento di viaggio della Croce Rossa internazionale: Helmut Gregor, altezza 1,74, occhi castano verdi, nato il 6 agosto 1911 a Termeno, o Tramin in tedesco, comune altoatesino, cittadino di nazionalità italiana, cattolico, professione meccanico. Il doganiere ispeziona i bagagli, poi si acciglia di fronte al contenuto della valigia più piccola: siringhe, quaderni di appunti e di schizzi anatomici, campioni di sangue, vetrini di cellule. Strano, per un meccanico. Chiama il medico di porto, che accorre prontamente. Il meccanico dice di essere un biologo dilettante e il medico, che ha voglia di andare a pranzo, fa cenno al doganiere che può lasciarlo passare. Così l'uomo raggiunge il suo santuario argentino, dove lo attendono anni lontanissimi dalla sua vita passata. L'uomo era, infatti, un ingegnere della razza. In una città proibita dall'acre odore di carni e capelli bruciati, circolava un tempo agghindato come un dandy: stivali, guanti, uniforme impeccabili, berretto leggermente inclinato. Con un cenno del frustino sanciva la sorte delle sue vittime, a sinistra la morte immediata, le camere a gas, a destra la morte lenta, i lavori forzati o il suo laboratorio, dove disponeva di uno zoo di bambini cavie per indagare i segreti della gemellarità, produrre superuomini e difendere la razza ariana. Scrupoloso alchimista dell'uomo nuovo, si aspettava dopo la guerra di avere una formidabile carriera e la riconoscenza del Reich vittorioso, poiché era... l'angelo della morte, il dottor Josef Mengele.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una realtà che non conoscevo prima di leggere questo libro. La punizione di Mengele è stata di non poter vivere tranquillo per tutta la sua vita dopo la fuga dalla Germania.
“Ho fatto solo il mio dovere”. Il medico nazista Josef Mengele ripete questa frase con ossessione. La ripete a se stesso, a chiunque punti il dito verso di lui accusandolo di omicidio e la ripete a suo figlio, quando speranzoso cerca negli occhi del padre un barlume di pentimento. La ripete perché non capisce cosa ci sia di sbagliato in quello che ha fatto, in ciò che lui è stato. Un uomo colto e distinto, medico e antropologo, che ad Auschwitz si è messo al servizio del mondo intero. “Bisognava eliminarli tutti. In seguito i bambini sarebbero diventati uomini e le bambine madri avide di rivincita.” In "La scomparsa di Josef Mengele", finalista allo Strega EU 2018 e vincitore del Prix Renaudot 2017, Guez usa la formula del romanzo per colmare i vuoti ancora esistenti nella ricostruzione della lunga fuga del medico. Ma purtroppo del romanzo, in questo libro, c'è ben poco. C'è invece la storia vera, narrata a ritmi incalzanti, di un uomo crudele morto senza condanna che comincia il suo viaggio dopo la caduta del regime nazista e scappa da coloro che non hanno seguito Hitler, che non hanno compreso i suoi valori, che non hanno capito la Germania. Da tutti noi, che non abbiamo capito niente. “Se il pianeta intero non si fosse coalizzato contro la Germania il nazismo sarebbe ancora al potere”. Si rifugia nella parte d'America che in quegli anni accoglie criminali di ogni specie. Abita belle case, mangia ottimo cibo, dialoga con estimatori della sua scuola. Sta bene lì, si scorda quasi di ciò che è stato. Ma il mondo non si scorda di lui, anzi. Si scoprono gli orrori di Auschwitz, i testimoni parlano e raccontano cosa fece il sig. dottore per il bene della razza. Iniziano a dargli la caccia, lui si domanda perché nessuno lo difenda, pover'uomo tradito. Anzi lo allontanano tutti, il che è strano, con un carattere così buono. Adesso ha paura, tanta paura. L'ansia diventa la sua ombra che si sposta con lui di continuo, alla ricerca di rifugi sicuri. Comincia a stare male, invecchia da solo, in modo impressionante. Corpo e mente pagano i conti che lui non ha mai voluto saldare. Isolato dalla civiltà, mentre il mondo grida giustizia, l'angelo della morte vive in silenzio e, privato delle sue ali, diventa la parodia di se stesso. Difficile empatizzare, difficile intenerirsi. Doveroso non dimenticare.
Una ricostruzione della fuga di Mengele precisa e appassionante
Recensioni
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