In un edificio della Corea del Sud, un tempo appartenuto ai giapponesi, vivono quattro famiglie molto eterogenee. Tra di essi vi è un vecchietto dall'aspetto miserabile, che non ispira alcuna fiducia negli altri inquilini, i quali, lo evitano e mal lo tollerano. Il vecchio è dedito all'alcol, lavora per le pompe funebri e ha un aspetto stanco e malaticcio. Nessuno sa chi sia, se abbia parenti al mondo e, d'altro canto, l'uomo non è certo ciarliero e tende all'isolamento. È necessario che giunga in punto di morte perché si scopra chi sia e quali dure esperienze celino i suoi silenzi! Il signor Han è stato un coraggioso medico, che mai si è uniformato alle imposizioni del Partito, ma si è sempre dedicato alla professione con dedizione e spirito di sacrificio, anche quando la guerra infuriava e gli ordini erano quelli di non sprecare tempo e medicine per i cittadini. Inviso al partito e condannato a morte, deve fuggire in Sud Corea, dove non l'aspetta certo una sorte migliore tra imbroglioni, spie, denunce e torture. "In quelle condizioni, Han non era più né un professore, né un medico, né un profugo: era un insieme di carne e ossa alla mercé della follia di quell'epoca". La vita del signor Han ricalca in parte quella dell'autore, il quale è stato un attivista politico, che ha vissuto sia l'esperienza dell'esilio che quella delle torture in carcere ed è pertanto "l'osservatore più attento delle fragili trasformazioni che ha affrontato la società coreana del nostro tempo e poi come vittima a sua volta delle sue impietose contraddizioni". Un libro molto breve, che narra una storia intensa con stile asciutto e senza fronzoli. È il racconto della solitudine di un uomo posto di fronte a scelte difficili e a rinunce di non poco conto, che è segnato per sempre e che affronta la tragicità della vita senza una lamentela e con dignità.
Il signor Han
Han Yong-dok è un giovane e promettente professore del Collegio di Medicina di P'yongyang. Allo scoppio della guerra di Corea, nel 1950, viene assegnato all'"Ospedale del Popolo", dove si trova a lavorare in condizioni molto precarie. La sua posizione è ancora più difficile a causa del suo scarso impegno politico che lo ha reso inviso alle autorità comuniste. Dopo essere miracolosamente sopravvissuto a un'esecuzione di massa, Han decide di fuggire nel Sud, lasciandosi alle spalle la famiglia. Ad attenderlo sarà un tragico destino di profugo stritolato nelle storture della Storia e via via privato della propria identità: non più insegnante, non più medico, non più padre, ma semplicemente "signor Han". Hwang Sok-yong, attraverso le vicende di questo personaggio mutuato dalla figura dello zio materno, rievoca con asciutto realismo l'esperienza della guerra e della prigionia, i traumi della separazione e della persecuzione di una generazione di coreani che ha vissuto sulla propria pelle un'epoca di profonda e insanabile lacerazione.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Anto_s1977 28 maggio 2024Il vecchio miserabile
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Bimby 10 aprile 2023
Davvero un libro interessante. Mi è piaciuto tanto
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