La storia prende spunto da un reale fatto di cronaca nera del 1968, la scomparsa e l’uccisione nelle Langhe di Maria Teresa Novara, una ragazzina di tredici anni. Domenico, il protagonista, torna a casa dopo anni di assenza per assistere il padre (Tomè), malato terminale ricoverato in un hospice. L’anziano si esprime a fatica ma riesce a parlare al figlio di una ragazza. «La ragazza…», ripete Tomé, senza spiegare a chi si riferisca. Domenico inizia a raccogliere informazioni, ritrovando e scontrandosi con le persone che popolano i luoghi della sua infanzia. Diversi sono i temi trattati da Perissinotto: il rapporto padre/figlio, basato su violenza, assenza e sensi di colpa; il tema del dubbio, verso un padre poco amato e poco conosciuto. Torna spesso la malinconia dei ricordi, sia dei luoghi sia degli amici persi di vista con i quali Domenico dovrà confrontarsi. Viene anche toccato il tema del fine vita, la lenta e inesorabile quotidianità dell’hospice viene descritta con angosciante e laconica precisione. La lettura risulta scorrevole dall’inizio alla fine.
Vincitore del Premio Lattes Grinzane 2019 per la sezione Il Germoglio.
Un romanzo-verità che rompe il silenzio sul primo sequestro di una minorenne nell'Italia repubblicana. Un libro feroce e al tempo stesso necessario per capire da dove viene la violenza sulle donne, per comprendere che, contro quella violenza, sono gli uomini a doversi muovere.«Nell'Italia della contestazione e del cambiamento, dei favolosi anni Sessanta, fra le colline raccontate da Fenoglio, genius loci del romanzo, c'è uno scantinato buio - ed è il sotteraneo penoso della nostra cattiva coscienza» - Paolo di Paolo, Robinson
Ragazze rapite, segregate in cucina, rinchiuse in carceri domestiche a scontare la colpa di essere donne. E non solo a Cleveland o in Belgio o in Austria; tutto quello era accaduto lì, nelle Langhe, nel 1968
Domenico Boschis è nato nelle Langhe, ma da molti anni ormai la sua vita è a Roma, dove ha raggiunto il successo come attore di fiction TV. Una notizia inaspettata, però, lo costringe a tornare tra le sue colline: il padre, col quale ha da tempo interrotto ogni contatto, è malato e gli resta poco da vivere. All'hospice, infatti, Domenico trova un'ombra pallida dell'uomo autoritario che il padre è stato: il vecchio non riesce quasi più a parlare, ma c'è una cosa che sembra voler dire al figlio con urgenza disperata. «La ragazza, Domenico, la ragazza!» grida, per scoppiare poi in un pianto muto. Dentro quel pianto Domenico riconosce un dolore che viene da lontano. Chi è la ragazza che sembra turbarlo fino all'ossessione? Mentre Domenico riprende confidenza con la terra in cui è cresciuto e cerca di addomesticare i fantasmi che popolano i suoi ricordi d'infanzia, si imbatte in un fatto di cronaca avvenuto cinquant'anni prima a una manciata di chilometri da lì. La protagonista è proprio una ragazza: ha tredici anni quando, una notte di dicembre del 1968, viene "rubata" da casa sua. Di lei non si sa nulla per otto mesi, poi la verità emerge con tutta la sua forza. È possibile che sia il ricordo della tredicenne a perseguitare il padre di Domenico? E se così fosse, significa che il vecchio ha avuto un ruolo nella vicenda della ragazza? Lui l'ha sempre considerato un cattivo padre; deve forse cominciare a pensare che sia stato anche un cattivo uomo? Domenico ha bisogno di trovare una risposta prima che il vecchio chiuda gli occhi per sempre. Nel solco del romanzo-verità tracciato da Carrère con L'avversario , Alessandro Perissinotto prende le mosse da una storia realmente accaduta, raccontata dai giornali dell'epoca e poi colpevolmente dimenticata, innestandola però su un impianto romanzesco. Così facendo, rompe il silenzio sul primo sequestro di una minorenne nell'Italia repubblicana, in un libro feroce e al tempo stesso necessario per capire da dove viene la violenza sulle donne, per comprendere che, contro quella violenza, sono gli uomini a doversi muovere.
Venditore:
-
Autore:
-
Editore:
-
Collana:
-
Anno edizione:2019
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
-
VS 10 maggio 2025Lettura interessante
-
Renzo Montagnoli 29 maggio 2019
Di Perissinotto avevo già letto il suo primo romanzo (L’anno che uccisero Rosetta) e che ho trovato alquanto modesto, un guazzabuglio di generi mal combinati, e comunque mi ero ripromesso di leggere almeno un’altra sua opera, posteriore ovviamente alla prima e quindi auspicabilmente migliore per l’esperienza maturata. La mia scelta è caduta su Il silenzio della collina, più che altro perché è di molto successiva alla prima ed è anche la più recente. Questa volta Perissinotto costruisce un romanzo intorno a una storia realmente accaduta, la scomparsa di una bambina di tredici anni rapita per turpi scopi e rinvenuta poi morta. E’ evidente che c’è un forte richiamo al reato della pedofilia che al tempo d’oggi sembra più diffuso che in passato e la ricerca della verità e del colpevole viene intrapresa da un famoso attore televisivo, Domenico Boschis, incuriosito delle uniche parole (La ragazza) biascicate dal padre morente in un hospice. L’indagine potrebbe sembrare il piatto forte del romanzo, ma non è così, perché preminente diventa il contorno con l’atmosfera particolare delle Langhe, dove si svolge la trama, con gente legata atavicamente alla terra, ma chiusa, mai disposta ad aprirsi, anche perché potrebbero svelare fatti compromettenti e gelosamente nascosti nelle pieghe del proprio intimo. Ci sono personaggi che, in altro luogo e in altra veste, abbiamo trovato in alcune delle opere di Simenon, ma là lo scavo della loro personalità è stato effettuato dalla mano di un maestro, che ha rivoltato il loro animo come un calzino; Perissinotto non ha le pretese di essere un altro Simenon, però è evidente che prova anche lui a raccontare una storia in cui ciò che più conta sono l’ambiente e l’atmosfera. Prova appunto, anche se non è facile, e infatti riesce solo ad abbozzare, così che i protagonisti attirano al momento il lettore, ma poi finita la storia scompaiono, non resta dentro nulla di loro, diventano ombre o degli sconosciuti che si è incontrato una volta del tutto casualmente. Peraltro anche la trama, che pure riesce avvincente fino a un certo punto del libro, porta a una conclusione a mio parere affrettata e non del tutto logica, insomma ho ricavato l’impressione che l’autore abbia voluto concludere perché stanco della scrittura, e infatti il finale non è proprio uno di quelli indimenticabili. Peccato, perché l’idea dei festini di questi signorotti, che alternano il gioco con la bramosia sessuale per una bambina, accompagnata dalla relazione fra un padre morente, che si era sempre comportato da padre-padrone, e un figlio, che non può per questo amarlo, erano idee brillanti, ma non sono state sfruttate al meglio. Comunque Il silenzio della collina è sicuramente leggibile e in ogni caso è più riuscito di L’anno in cui morì Rosetta.
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da Feltrinelli, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.lafeltrinelli.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare complianceDSA@feltrinelli.it