Il romanzo chiude la trilogia di Ci rivediamo lassù e I colori dell’incendio. Tuttavia, ho trovato la storia scollegata dai precedenti, un’appendice non necessaria che in realtà non “chiude il cerchio”, come sarebbe lecito aspettarsi. Certo, ritroviamo Louise, la ragazzina già incontrata nel primo libro, ora trentenne e alle prese con una vicenda personale, ma il racconto è poco ispirato, addirittura scontato nello svolgimento – ad un certo punto, per quanti imprevisti accadano, si sa come andrà a finire. Manca pure quella particolare aura che nei romanzi precedenti circondava e, se così si può dire, illuminava i personaggi, per ciò stesso rendendoli indimenticabili. Insomma, l’impressione è quella di un libro scritto per obbligo editoriale. Voto 3 meno.
Lo specchio delle nostre miserie
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Un immenso corteo funebre, pensò Louise, diventato l'agghiacciante specchio delle nostre miserie e delle nostre sconfitte. Aprile 1940. Louise ha trent'anni. Fa l'insegnante di scuola elementare a Parigi e il sabato dà una mano come cameriera al ristorante del signor Jules a Montmartre. Nessuno ha previsto la catastrofe che incombe sulla Francia, men che meno Louise che finirà per ritrovarsi in mezzo alla strada, costretta alla fuga. Ed è proprio nel corso del drammatico esodo dalla capitale che potrà ricostruire la storia della sua vita e delle sue origini e scoprirà che questa guerra, proprio come tutte le altre, porta con sé un corteo grandioso e squallido di eroi e di mascalzoni.
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Autore:
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Collana:
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Anno edizione:2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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ormos 29 settembre 2022
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EvadiPalma 26 settembre 2022Immancabile
Se volete provare la sensazione di fastidio di quando si è costretti a interrompere la lettura per fare altro leggete questo libro!
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Cerchi di Fuoco 22 marzo 2022Splendido
E', questo, il terzo libro di una trilogia pluripremiata in Francia, che racconta di storie all'interno della grande Storia francese dalla prima guerra mondiale alla seconda, seguendo un filo conduttore e personaggi ricorrenti. Ogni libro può essere letto senza conoscere gli altri, perchè si tratta di vicende autoconclusive. La fama da far tremar ei polsi di cui l'autore gode in patria (quella di novello Victor Hugo) non è totalmente usurpata. Dei "Miserabili" la penna di Lemaitre non possiede la potenza drammatica, ma, in compenso, è in grado di passare con una straordinaria maestria dal registro tragico a quello farsesco, a tratti picaresco. In una cornice altrettanto epica come quella dei moti antimonarchici del 1832, Lemaitre ci dona una galleria di personaggi che non vi faranno rimpiangere Cosette, Valjean, Javert, i Thenardier e Fantine. E, del resto, fin dal titolo e poi lungo l'opera e nei ringraziamenti finali, Lemaitre rende onore al grande classico che lo ha ispirato, senza però imprigionarne l'originalità. Entriamo in una delle pagine della storia francese più terribili di sempre con una penna che riesce nell'apparente ossimoro di farcene percepire tutta la drammaticità con leggerezza. E alla fine, quando il filo delle vicende di personaggi così lontani tra loro si riannoda in mezzo al caos, quasi fosse la cosa più naturale del mondo, ci viene voglia di alzarci in piedi e applaudire a scena aperta l'autore.
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