Non si dovrebbe mai smettere di leggere Roberto Bolaño quindi ben vengano le sue opere postume, questi tesoretti editoriali per chi resta, e in “Lo spirito della fantascienza” si sente tutto il tocco dello scrittore cileno: la gioventù del tutto esposta e protesa verso l’illusione e il tradimento, verso l’amore fatidico come la morte, verso i sogni della letteratura che non sono altro che un modo per scommettere tutto ricevendo indietro il resto di niente, ma chi scommetterebbe così tanto in cambio di un poco così? Tutto sta in una battuta di spirito, fantascientifico.
Lo spirito della fantascienza
In questo libro – che è in sé stesso un rito di iniziazione, e un ritratto dell'autore da giovane – la scrittura di un Bolaño non ancora trentenne è letteralmente sfrenata: un fuoco d'artificio di effetti speciali, apparizioni, visioni, allucinazioni, sogni psichedelici e scene surreali – quasi una scrittura «in acido».
I lettori di Bolaño l'hanno capito da tempo: l'universo narrativo di questo autore (oggetto di un culto fervido quanto ormai diffusissimo) è simile a una ragnatela, a un labirinto, alla mappa di un'isola misteriosa, a una galleria degli specchi come quella della Signora di Shanghai, a una scacchiera, a un campo gravitazionale – o a un complesso organismo vivente. In ogni suo libro, infatti, quasi in ogni sua pagina, vi sono tracce, indizi, sintomi che rimandano ad altro, a qualcosa che era già – o che sarebbe poi stato – presente in altri libri. Qui, sullo sfondo di una Città del Messico concretissima e fantasmatica al tempo stesso, assistiamo all'iniziazione alla vita e all'amore di «un goffo poeta di ventun anni», «un nuovo arrivato piuttosto pretenzioso», il quale divide una stanza sul tetto con un giovanissimo scrittore che non esce mai di casa, vede topi mutanti sul soffitto e scrive lettere liriche e deliranti ad autori nordamericani di fantascienza. Un filo narrativo al quale (come sempre in Bolaño) se ne intrecciano altri: le lezioni radiotrasmesse del responsabile dell'Accademia della Patata di Santa Bárbara, scene della seconda guerra mondiale, aneddoti su altri scrittori... In questo libro – che è in sé stesso un rito di iniziazione, e un ritratto dell'autore da giovane – la scrittura di un Bolaño non ancora trentenne è letteralmente sfrenata: un fuoco d'artificio di effetti speciali, apparizioni, visioni, allucinazioni, sogni psichedelici e scene surreali – quasi una scrittura «in acido». E invece gli appunti che troviamo in appendice al volume rendono conto dell'intenso e meditato lavoro di messa a punto dell'architettura del romanzo.
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Anno edizione:2018
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