Lo splendore del nero. Filosofia di un non-colore - Alain Badiou - copertina
Lo splendore del nero. Filosofia di un non-colore - Alain Badiou - copertina
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Letteratura: Francia
Lo splendore del nero. Filosofia di un non-colore
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Descrizione


Un breve e intenso trattato filosofico sulla luminosità del colore più scuro e il valore del colore più ambiguo. Il nero non è mai stato così luminoso.

«Inchiniamoci all'erede di Platone: Badiou è il più grande filosofo vivente.» - Slavoj Žižek

«Il nero simboleggia indistintamente tanto la mancanza che l'eccesso.»

Chi, durante l'infanzia, non ha fatto l'esperienza spaventosa di avanzare a tastoni nella notte nera? Alain Badiou, il più celebre filosofo francese, prende le mosse dai giochi infantili nel buio per esaminare, in brevi indimenticabili capitoli, le tante forme che il nero prende nel nostro immaginario e nella nostra cultura: il nero dell'inchiostro sulla carta e quello delle fascette sui volti nelle riviste pornografiche; il nero dei misteri cosmologici e il nero doloroso del lutto... In questo libro di straordinaria intensità, il teatro intimo del grande pensatore diviene così occasione per un'esplorazione filosofica fatta di ricordi, di sottili ragionamenti, di improvvise - è il caso di dirlo -illuminazioni, che coinvolgono la musica, la pittura, la politica, il sesso, la metafisica. Il nero non è mai stato così luminoso.

Dettagli

105 p., Brossura
Le noir
9788868336523

Valutazioni e recensioni

  • Dedicando più di cento pagine ad un colore, Alain Badiou dimostra di essere uno dei più brillanti pensatori di oggi. Badiou ci prende per mano e ci accompagna in un percorso che, passo dopo passo, si fa sempre più profondo e più oscuro, illuminato soltanto da scintille, appunto, di filosofia. Riesce a descrivere, attraverso il nero, frammenti della sua stessa vita e brevi e intensi squarci della vita di ognuno e della realtà di tutti i giorni. Ci immergiamo nel nero della sera del campo militare, quando l’autore, giovane sorvegliante notturno, spegneva la luce lasciando spazio a un nero rigido e spaventoso, rigoroso e severo; il nero della notte che si impone e che non lascia altra scelta che accettarlo. Descrive il nero che copriva i giochi che faceva, da bambino, con gli amici a mezzanotte. Un nero che da colorato diventava invisibile, che confondeva le forme, gli oggetti e i valori, che mischiava e rendeva indifferente tutto ciò che durante il giorno avveniva — se avveniva — definito alla luce del sole; un nero che era — ed è, sempre — in grado di isolare e annullare nel tempo il momento e di rendere lecito l’illecito, solo dopo averlo reso sacro. Passa quindi al nero della paura, nelle notti d’estate, quando a muoversi per il paese sconosciuto, Badiou, era completamente solo, in mezzo al nero che avrebbe potuto nascondere qualsiasi cosa. Il nero, poi, diventa il nero del segno, dell’inchiostro sul foglio, divenuto Lettera, del pensiero diventato Parola. Il nero scrive, lascia tracce, crea. Ma il nero, anche, provoca e cancella tutto quello che non deve essere saputo, come nella censura, o tutto quello che deve solo essere immaginato, come nella pornografia. É un nero sadico e autoritario, che tutto annulla e confonde e che non lascia spazio ad alternative. É il nero che vuole coprire e inghiottire il colore, definendosi per contrasto con il rosso, il più colorato — se fosse possibile — di questi: è il nero disperato del nazismo, delle bandiere dell’isis, dell’anarchia. Allo stesso tempo è il colore che non vuole coprire, ma escludere, i colori: è il nero ipnotico dell’incomprensibile e simbolo dell’assenza del bianco, della luce, della vita. É il nero del lutto. É il colore della morte e delle tenebre, ma può essere anche qualcosa che, sfidando se stesso, talvolta, ci salva: quando è humor nero. Il nero è eleganza e indiscutibile e puntuale adeguatezza. Il nero è il colore pericoloso dei bassifondi delle città, degli abissi, del sottobosco. E’ il colore di alcuni, particolari, animali; è il colore che distingue una razza umana e tutta la storia che l’ha accompagnata. Infine, il nero è il colore dell’universo e dell’inaccessibile, della “materia oscura”, oppure, semplicemente, dell’ignoto, di «ciò che manca nella percezione» e che dobbiamo nominare in qualche modo «per fare in modo che nel pensiero non manchi niente». Attraverso la pura analisi di un colore, questo saggio ci offre un momento di quiete e un’occasione per riflettere, anche e soprattutto sulle cose più semplici, in mezzo ai rumorosi colori del nostro mondo, il libro di Badiou è un gentile tuffo nel silenzio del nero

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Foto di Alain Badiou

Alain Badiou

1937, Rabat

Scrittore, filosofo, professore emerito all’École normale supérieure de la rue d’Ulm, è fra i massimi filosofi viventi. Sua opera principale è L’essere e l’evento (1988), tradotto in italiano dal Melangolo nel 1995. Il secondo volume dell’opera, Logiques des mondes (Seuil, 2006), è ancora inedito da noi. Fra i suoi ultimi libri pubblicati in Italia: Metapolitica (2001), L’etica. Saggio sulla coscienza del male (2006), Manifesto per la filosofia (2008), Secondo manifesto per la filosofia (2010), L’ipotesi comunista (2011), tutti da Cronopio; da Il Nuovo Melangolo, Beckett. L’inestinguibile desiderio (2008), Piccolo pantheon portatile (2010) e Heidegger. Il nazismo, le donne, la filosofia (2010); da Feltrinelli,...

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