Stagione di caccia

Questo libro mi ha preso molto, perché ha una buona struttura, diversi colpi di scena e lo stile è coinvolgente: la trama comincia subito con la rivelazione del colpevole e sembra che non ci siano margini per aspetti interessanti, ma, continuando con la lettura, vengono alla luce diversi fatti e aspetti fino al finale davvero ben congeniato. I personaggi sono verosimili, con aspetti personali che si amalgamano alle vicende drammatiche: in particolare mi sono particolarmente rimaste impresse le figure di Michele e Alessandra, per la loro semplicità e schiettezza nei pensieri e nelle emozioni. Lo stile è degno di nota, abbastanza sintetico, ma penetrante e incisivo; particolare l’espressione dei pensieri in corsivo. Davvero un buon giallo, di quelli che cominci e leggi in poco tempo.

“Stagione di caccia” è un viaggio nell'entroterra della riviera ligure di ponente descritto tra luci e ombre, in cui il lettore è preso per mano durante l'indagine per una morte sospetta. Qualcosa lega la vittima, l'assassino l'anziano ex-poliziotto che si incaponisce nella ricerca della verità: un passato torbido le cui ombre tornano a reclamare il loro tributo di sangue. E le vittime sono anche carnefici. In questo thriller si è messi di fronte a un sentimento, quello della vendetta, che si allarga nell’animo come una macchia ed elimina confini tra il mondo fuori e quello interiore. Leggere "Stagione di caccia" significa fare i conti anche con le proprie debolezze e con la fallibilità della natura umana, perché ogni pagina offre al lettore uno specchio. Il ritmo è alto, la tensione regge benissimo per tutto il romanzo e una pagina tira l'altra, tanto che senza accorgersene il libro si legge d'un fiato. È un romanzo in cui ognuno di noi potrà trovare qualcosa di sé. E Francesca, Michele, Serena, Alessandra, i protagonisti, rimangono nel cuore.

Romanzo dalla struttura complessa, i flashback rendono il racconto sincopato, dal ritmo serrato e la soluzione è a cavallo tra passato e presente. Un bell'affresco di una tragedia di provincia, invisibile, che solo la risolutezza e la cocciutaggine di Michele Carraro riescono a portare alla luce. Calvisio tra Twin Peaks e Castle Rock.