In questo romanzo, pubblicato postumo ed incompleto (prima della deportazione, la scrittrice aveva terminato solo due delle cinque parti pensate nel progetto iniziale), l’autrice racconta l’esperienza dell’invasione tedesca della Francia vista dagli occhi di diversi personaggi, tutti ben caratterizzati: c’è l’artista a cui tutto è concesso e la coppia di impiegati bancari con la loro vita monotona, c’è la famiglia nobiliare dei dintorni di Parigi e la famiglia di campagna con i figli e il marito al fronte. Come in un film moderno, l’obiettivo si sposta tra i vari personaggi, dalla città alla campagna, senza soluzione di continuità, aggiungendo sempre maggior pathos man mano che l’invasione diventa la normalità. Il rapporto tra la popolazione e l’invasore nemico è molto ben raccontato e fa da sfondo alla parte più emozionante del libro, in cui le famiglie si allargano e gli invasori vengono man mano integrati nella vita della comunità. Quest’opera permette di analizzare e conoscere meglio gli anni più decisivi dell’Europa con gli occhi di chi l’ha vissuto in prima persona. Non più patti e battaglie ma la vita quotidiana che continuava malgrado tutto.
Suite francese
DAL CAPOLAVORO DI IRÈNE NÉMIROVSKY IL NUOVO GRANDE FILM CON MICHELLE WILLIAMS E KRISTIN SCOTT THOMAS. UNA GRANDE STORIA D’AMORE NELLA FRANCIA OCCUPATA Suite francese, pubblicato postumo nel 2004, è l’ultimo romanzo di Irène Némirovsky. Scritto agli albori del secondo conflitto mondiale a Issy-l’Évêque, in Borgogna, è un affresco spietato, composto quasi in diretta, della disfatta francese e dell’occupazione tedesca, in cui le tragedie della Storia si intrecciano alla vita quotidiana e ai destini individuali. È un caleidoscopio di comportamenti condizionati dalle aberrazioni della guerra, dalla paura, dal sordido egoismo, dalla viltà, dall’indifferenza, dagli istinti di sopravvivenza e di sopraffazione, dall’ordinaria crudeltà, dall’ansia di amore. È il racconto della passione, ambigua e tormentata, che nasce tra una giovane donna il cui marito è disperso al fronte e un ufficiale tedesco. Con lucida indignazione ma anche con pietà, Némirovsky mette a nudo le dinamiche profonde dell’esistenza umana di fronte alle prove estreme e scrive un insperato capolavoro della letteratura del Novecento. Irène Némirovsky nasce nel 1903 a Kiev, in una famiglia dell’alta borghesia ebraica. Emigrata a Parigi nel 1919, frequenta la Sorbona e si appassiona alla lettura di Huysmans, Wilde e Proust. Ai primi racconti segue, nel 1929, il romanzo dell’affermazione, David Golder. Dopo l’invasione tedesca della Francia viene arrestata e deportata ad Auschwitz, dove muore nell’agosto 1942 in poco più di un mese di prigionia.
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Pignetralepagine 12 aprile 2022
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Pignetralepagine 12 aprile 2022
In questo romanzo, pubblicato postumo ed incompleto (prima della deportazione, la scrittrice aveva terminato solo due delle cinque parti pensate nel progetto iniziale), l’autrice racconta l’esperienza dell’invasione tedesca della Francia vista dagli occhi di diversi personaggi, tutti ben caratterizzati: c’è l’artista a cui tutto è concesso e la coppia di impiegati bancari con la loro vita monotona, c’è la famiglia nobiliare dei dintorni di Parigi e la famiglia di campagna con i figli e il marito al fronte. Come in un film moderno, l’obiettivo si sposta tra i vari personaggi, dalla città alla campagna, senza soluzione di continuità, aggiungendo sempre maggior pathos man mano che l’invasione diventa la normalità. Il rapporto tra la popolazione e l’invasore nemico è molto ben raccontato e fa da sfondo alla parte più emozionante del libro, in cui le famiglie si allargano e gli invasori vengono man mano integrati nella vita della comunità. Quest’opera permette di analizzare e conoscere meglio gli anni più decisivi dell’Europa con gli occhi di chi l’ha vissuto in prima persona. Non più patti e battaglie ma la vita quotidiana che continuava malgrado tutto.
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ANNA LUISA FERRARI 23 ottobre 2014
non conoscendo l'autrice è stata una scoperta, positiva. Una scrittura scorrevole e dove è lirica (nella descrizione dei paesaggi) non sdolcinata. Un racconto fatto in tempo reale ma che sembra scritto trent'anni dopo, con la consapevolezza dei fatti già accaduti.
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