Il viaggio che il lettore compie seguendo la bussola di versi cardinali che è la raccolta di poesie Sursum corda - Ad Ovest dei versi, di Vincenzo Mirra, si configura come esplorazione di un’arte visionaria: una continua e progressiva scoperta di una concezione innovativa del mondo con cui - in un’ottica di visione armonica e unitaria del processo di osservazione e di conoscenza della natura – instaurare profonde connessioni. Tutto, nel cosmo del poeta, è continua relazione, rottura della causalità logica, disgregazione ed esplorazione di nuovi percorsi poetici. Si entra in un mondo visionario che non è più composto da oggetti autonomi ben definiti ed a sé stanti, quanto piuttosto da processi associativi che intrecciano entità poetiche fluttuanti in modo indefinito - i “quanti” di poesia (quelli che nella raccolta di esordio di Mirra erano le “Isole”) -, in una sorta di dialettica vibratoria di svelamento continuo tra entità osservante (l’Io del poeta) ed entità osservata (la natura, quella cosmica e quella umana), in un eterno rispecchiamento reciproco. L’atto creativo - afferma il poeta stesso - è “sempre legato ad un preciso istante e alle emozioni provate intorno ad un momento di stupore”, un momento che potremmo definire di risveglio emotivo dal sonno dell´illusione (il risveglio dei dormienti di eraclitea memoria); prima di quel risveglio, le immagini poetiche - pur preesistendo in una qualche nuvola onirica fluttuante nell´indefinito “cosmo” poetico - non sono ancora accessibili alla coscienza: è solo in quel momento di stupore, in quel momento di incontro con la propria natura interiore che tali immagini, osservate con gli occhi del poeta, diventano “manifeste” e si attiva perciò il processo di catarsi creativa. Non è difficile, per chi è familiare con il mondo della fisica quantistica, individuare una profonda connessione strutturale tra questa modalità di poiesi creativa e il modo in cui la fisica quantistica guarda al mondo. La realtà, secondo tale fisica, non è conoscibile se non quando, tramite un processo che potremmo definire di risveglio cognitivo, lo studioso non osservi - e dunque non si relazioni - con gli enti elementari costituenti la realtà stessa: gli atomi, i fotoni, lo spazio-tempo stesso, visto come una rete complessa di aggregati quantici granulari. E’ solo nel momento di incontro tra l’osservatore e l’osservato che la realtà, che fino a quel momento ondulava indefinita in una nuvola di probabilità, diventa definita e conoscibile agli occhi del ricercatore. Questa fluttuazione della realtà spazio-temporale che si “condensa” negli attimi di stupore che generano la poesia, o meglio, che la estraggano dalle nuvole vaganti di boccioli creativi del poeta e la fanno gemmare nel suo fiore, è approccio creativo vivo e percepibile nei versi “coraggiosi” di Sursum corda. Nel percorso della silloge la sezione finale, “Il Coraggio di Due”, il coraggio di “elevare il cuore all’infinito, per l’Infinito, all’infinito”, diventa naturale esito dello sviluppo della relazione duale tra osservatore ed osservato, tra poeta e mondo circostante, tra me e l´altro da me. Ancora la fisica quantistica ci viene in soccorso raccontandoci dell’Entanglement quantistico, fenomeno secondo il quale un sistema composto da due particelle rappresenta un tutto armonioso e connesso, indipendentemente dalla distanza spazio-temporale che si potrà creare tra le due particelle componenti, perché ognuna delle due ormai ha lasciato nell’incontro con l’ altra un’impronta indelebile: in questo fenomeno “miracoloso” di eterno legame, del “coraggio di due”, vibra vigorosa la voce dell’Amore, vero cemento e forza aggregante della raccolta poetica. Attraverso le relazioni tra i quanti poetici dell´autore si aprono portali di creatività ancora inesplorati, che gettano ponti tra passato, presente e futuro. Come affermava Einstein (o “lo zio Albert”, come è caro al poeta riferirsi al più grande genio della fisica moderna), il tempo è ormai solo “una tenace persistente illusione”. Il miracolo dell’arte, riuscito magistralmente in Sursum corda, è di condensare nell’attimo poetico, di per sé eterno ed universale, la memoria del passato, la vitalità del presente ed il coraggio del futuro, liberandoci dall’illusione del trascorrere inesorabile del tempo e svelandoci una dimensione innovativa, e assai più profonda, della realtà. Guglielmo Orsolillo
Sursum corda. Ad Ovest dei versi
"Nella sua seconda silloge, 'Sursum corda. Ad Ovest dei versi', Vincenzo Mirra si misura con il tentativo, peraltro pienamente riuscito, di disegnare una mappa esistenziale che riunisce luoghi geografici e spazi interiori, il Tempo – scandito nelle sue 'coordinate' di eventi tra passato, presente e futuro – e la sua estensione 'metafisica' nell’infinito. La poesia di Mirra si nutre di un travaglio incandescente di immaginazione e idee, di parole che contengono una visione vasta e smisurata del mondo, ridisegnato dalla fantasia e dai sentimenti, di cultura e intellezione. Nella rinascita del logos, i versi vengono alimentati da un linguaggio simbolico e rievocativo che entra ed esce continuamente dalla realtà, per dare voce ai sentimenti e alla pura contemplazione della bellezza." (dalla prefazione di Vincenza Fava)
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Anno edizione:2018
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Guglielmo Orsolillo 10 ottobre 2018
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