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Anno edizione: 2018
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Il libro presenta la figura del lupo nella storia e nell'immaginario collettivo europeo. Si passa dalla scandinavia all'Umbria di San Francesco, da Cappuccetto rosso all'Inquisizione. È un saggio di facile lettura. Non seguendo, però, un approccio meramente cronologico rischia a volte di ripetere più volte gli stessi concetti. Primo fra tutti quello secondo cui il lupo non sia un animale antropofago, ma che lo sia divenuto solo di recente e solo in contesti dove l'uomo ha ridotto a tal punto l'habitat naturale lupino da costringere i lupi ad avvicinarsi a greggi ed abitati. Interessanti gli spunti antropologici, anche se, vista la formazione dell'autore, risultano solo accennati. Il libro ha il merito di porre l'attenzione su uno degli animali di maggiori dimensioni, insieme all'orso, ancora presente nel nostro continente. La domanda taciuta, anche se chiara, è per quanto ancora sarà possibile, nonostante alcune singole politiche di tutela, poter ascoltare sui nostri monti l'ululato di questi fieri animali.
Una bellissima ricerca storica sulla storia del lupo, molto ben documentata. Ci sono arrivata grazie ai consigli di amici biologi che si occupano di lupi. Da leggere!
Testo confusionario e contraddittorio: es. il Lupo è stato antropofago perché "le fonti registrano casi di antropofagia" ma anche no perché non sono che "accumulo di numeri"; anzi, non lo è perché "non si deve scordare che una caratteristica del lupo è la pedofagia"; però in fondo non è "un grande pericolo per gli uomini, neppure per un fanciullo di dieci anni che cerchi di difendersi (!)"; la stagione in cui è piú pericoloso è l'inverno perché mancano le prede (!) (invece è la migliore, per le tante prede uccise anche da fame e freddo, e il Lupo è generalista e opportunista); però, no, è l'estate, quando si verifica il piú gran numero di attacchi all'uomo; anzi, no!, "soprattutto d'estate non costituiscono un gran pericolo per gli uomini" perché "le campagne sono ricche di selvaggina e di frutti (!?)". Peccato che dai carboidrati, frutti inclusi, i lupi non ricavino che l'1% del proprio fabbisogno (Bosch et al., 2015). Poi afferma che, "nei secoli passati, se affamato è stato anche capace di aggredire gli umani più deboli, i bambini soprattutto" ma basta rivolgersi a testi davvero documentati come L'uomo e la bestia antropofaga di M. Comincini per apprendere che il 48% delle vittime divorate dai lupi antropofagi nel dipartimento francese di Eur et Loir tra il 1580 e il 1789 prese "a titolo di esempio" erano adulti sopra i 16 anni, di cui il 64% di sesso maschile. Non proprio inermi e indifesi, quindi. Sulla pedofagia, poi, l'autore confonde ancor piú le idee gettando nella mischia anche il cane domestico "pensiamo ai casi di attacchi di cani a infanti che riempiono le cronache dei giornali!", commenta enfatico, ignorando che quelli dei cani non sono affatto predatorî perché non si concludono mai con la consumazione della vittima. Ci sarebbe molto altro da dire, ma per motivi di spazio si può solo aggiungere che chi volesse apprendere davvero elementi utili alla conoscenza della specie Canis lupus dovrebbe orientarsi su ben altri testi che per fortuna non mancano.
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