Il romanzo, ultimo di un trittico di romanzi ambientati nell' Abissinia colonia italica, è divertente, ben congegnato e scritto da par suo da un Lucarelli in gran vena. Per la sua comprensione non necessita della previa lettura dei precedenti due: L'ottava vibrazione e Albergo Italia, anche se condivide con il secondo i personaggi principali, ma non sarebbe male leggere prima almeno Albergo Italia che prende le mosse subito dopo la disfatta della battaglia di Adua, mentre L'ottava vibrazione è precedente a detta battaglia. La lettura dei tre romanzi, specie se nell'ordine, consente una immersione totale nel tempo e nei luoghi, da cui si riemerge arricchiti dello spirito di avvenimenti e culture che fanno meglio comprendere i perché dell'infausta campagna italiana e senza appesantimenti ma con un divertimento che fa sperare che Carlo Lucarelli possa "sfornare" altri romanzi dello stesso genere.
Il tempo delle iene
«Anna Maria tornò a guardare fuori dalla finestra. Le rughe attorno alla bocca diventarono ancora piú profonde. – Lascia perdere, Piero. Non c’è nessun mistero in questa storia. Chiudi la tua indagine in fretta. Perché questa volta non ti lascerò rovinare tutto».
Ma si può davvero, e cosí in tanti, morire per niente, si chiede, stupefatto, il capitano Colaprico, che indaga con il carabiniere indigeno Ogbà – scrigno di sapienza e ironia – sulla improvvisa epidemia di morti piú che sospette che colpisce la Colonia Eritrea? Certo che è possibile, se quel niente vale molto piú dell’oro, in quella sorta di Far West che è diventata la colonia negli anni subito dopo la sconfitta di Adua, quando l’Italia non sa bene che fare del suo sogno africano. Un sogno che forse cova un incubo sconcertante, e attualissimo piú che mai, ancora oggi. Benvenuti nel tempo delle iene. Tra miraggi di arricchimento e concretissime speculazioni di borsa, sogni d’amore perduti e follie omicide, monelle meravigliose e donne orgogliose vestite di bianco, tra bambine meticce cui è affidato il futuro, reduci dello Yukon e avventurieri bianchi che hanno conosciuto Arthur Rimbaud, la storia si dispiega scintillante, come le anse di un grande fiume sotto il sole africano. E attenti al cafard, l’insetto che ti entra dentro l’anima, e te la divora piano piano.
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Anno edizione:2015
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I romanzi africani di Lucarelli a me sono piaciuti e quest'ultimo non fa eccezione. La storia è raccontata in maniera fluida ,i personaggi sono credibili e ben caratterizzati,le immagini dell'Africa intense e suggestive. Trovo anche efficace il ricorso al "tigrigno" per sottolineare alcuni pensieri o riflessioni dei vari personaggi locali,lo fanno moltissimi scrittori italiani ricorrendo ai dialetti ottenendo effetti speciali suggestivi e spesso divertenti,credo sia una tecnica per mettere a fuoco le differenze anche psicologiche dei vari personaggi. Non mi convince invece il finale. Nel complesso un buon romanzo,sicuramente consigliato.
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