Tutto è possibile - Elizabeth Strout - copertina
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Tutto è possibile
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Descrizione


La vita può lasciare senza fiato. Anche la vita piccola e ordinaria della provincia americana, brulicante di emozioni impetuose sotto la cappa dell'immobilità

«Un romanzo splendido e profondo. Elizabeth Strout ci regala un altro toccante, sconvolgente capolavoro» - Teresa Franco, Il Sole 24 Ore

«Sono storie di uomini e di donne con le loro miserie e la straordinaria capacità di sopravvivere» - Franco Marcoaldi, D - la Repubblica

La vita di Pete Barton, ad esempio, un bambino di mezza età, eterno custode e prigioniero della casa di famiglia. O le vite deragliate delle «Principessine Nicely», nomignolo ormai grottesco per promesse giovanili non mantenute. Ritrovare queste vite, incrociate in Mi chiamo Lucy Barton, riconoscerle, avvicinarsi per capirle meglio, dà la stessa lancinante felicità di ogni ritorno a casa. E se ci si può rinnamorare a settant'anni su un lungomare italiano, se si può trovare un attimo di sollievo dal dolore persino nella stanza anonima di un bed and breakfast, se si può scovare un amico vero nel retro di un teatrino amatoriale, allora tutto, ma proprio tutto, è possibile.

Dettagli

9 ottobre 2018
205 p., Brossura
Anything is possible
9788806238636

Valutazioni e recensioni

  • Romanzo ambientato nella sventurata provincia americana tra campi di mais e di soia. Ogni capitolo racconta le vicende di un personaggio poi tra di loro quasi tutte collegate. La scrittrice parte da questi protagonisti infelici, fastidiosi, tormentati nello loro storie comuni e piano piano ce li fa comprendere, ci fa entrare in empatia con loro. E' un libro che si legge volendo anche abbastanza in fretta perché ha solo poco più di 200 pagine: io l'ho letto lentamente per poter metabolizzare al meglio ogni singolo racconto. Il mio capitolo preferito è stato "mulini a vento" con le vicende di Patty Nicely grassa vedova derisa dai bambini e tormentata dal passato. Lettura consigliata per gli spunti di riflessione, con una scrittura asciutta e senza fronzoli.

  • Adoro la Strout, ma proprio perché ho amato tutti i suoi romanzi mi aspettavo qualcosa di diverso, e invece i racconti mi sembrano un po' piatti, dove c'è sempre un elemento disturbante per colpire, ma tutto è come se l'avessi già visto. Sembrano un po' tutti uguali, questi personaggi, oppure sono io che ho preso questo libro dal lato sbagliato. In questa raccolta la Strout torna al genere già sperimentato con Olive Kitteridge: ogni racconto ritrae uno o più abitanti di una cittadina, e tutti vengono nominati nell'uno e nell'altro (consiglio anzi di segnarsi nome e ruolo di ognuno fin dall'inizio, per cogliere appieno la bellezza del disegno man mano che si compie, una sorta di coro o di ballata). Una struttura che le è congeniale e che appare come il ritratto di una comunità in cui a noi lettori, come per una magia, si aprono le porte di ogni casa, una dopo l'altra, e ci viene permesso di dare una bella sbirciata dentro.

  • PATRIZIA PARIINI

    Lucy Barton è una scrittrice di successo e vive a New York. Il suo ultimo libro è in vendita anche nella libreria di Amgash, la cittadina dell’Illinois dove è nata e cresciuta in una famiglia poverissima ed emarginata. Avere un legame di parentela con Lucy Barton o averla conosciuta quando ancora viveva ad Amgash è il filo che lega i protagonisti dei vari capitoli. In realtà la vera protagonista è la vita delle persone con il loro bagaglio di illusioni e promesse mancate, piccoli o grandi segreti, traumi mai superati, sofferenze e risentimenti. La vita che sorprende sempre: all’improvviso ti mette all’angolo e poi, certe volte, del tutto inaspettatamente aggiusta le cose e ti offre un’altra occasione, cicatrizza le ferite, fa nascere una nuova speranza perché, come dice il titolo di questo bel libro, “ tutto è possibile “.

Conosci l'autore

Foto di Elizabeth Strout

Elizabeth Strout

1956, Portland (Maine)

Vive a New York con il marito e la figlia, ed è originaria del Maine.Ha insegnato letteratura e scrittura al Manhattan Community College per dieci anni e scrittura alla New School. Suoi racconti sono apparsi in numerose riviste, tra le quali il «New Yorker».Con Amy e Isabelle (2000), acclamato da pubblico e critica, e vero e proprio caso editoriale, il suo primo romanzo, è stata finalista al PEN/Faulkner Prize e all'Orange Prize, e ha vinto il Los Angeles Times Art Seidenbaum Award per l'opera prima e il Chicago Tribune Heartland Prize. Con Olive Kitteridge (2009) ha vinto il Premio Pulitzer. Citiamo anche Resta con me (2010) e I ragazzi Burgess (2013). Tra le sue pubblicazioni con Einaudi Mi chiamo Lucy Barton (2016), Tutto è possibile (2017), Olive,...

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