Dei libri di Gori della serie Arcieri, questo è quello che, mi pare, meno riuscito. Pur non mancando i colpi di scena, le situazioni in generale appaiono spesso surreali e forzate
L' ultima scelta. Il colonnello Arcieri e l'inverno della Guerra fredda
Il colonnello Arcieri e l'inverno della Guerra fredda «Il detective d'eccezione, Bruno Arcieri, inchiesta dopo inchiesta, attraversando i decenni più aggrovigliati del Novecento italiano, ci offre un ritratto vivido della realtà in cui viviamo.» L'Arena - Grazia Giordani Roma, gennaio 1970. Il colonnello Arcieri, ormai in pensione, viene convocato in gran segretezza da un alto dirigente dei Servizi, che gli prospetta un'ultima operazione: una fonte americana vuole vendergli informazioni utili a far saltare i cosiddetti «Servizi deviati», ma intende trattare solo con Arcieri. L'anziano colonnello accetta e viene condotto in una villa toscana, dove una sua vecchia conoscenza gestisce un singolare pensionato per studentesse straniere, e dove vengono organizzati gli incontri con la fonte, l'agente Zero. Per poter manovrare con maggior facilità Arcieri, la spia americana gli svela subito di essere appoggiato anche da altri Servizi stranieri, tramite Elena Contini, il grande amore mai dimenticato del colonnello, e fa leva sul loro passato per metterlo in crisi. Arcieri vorrebbe tirarsi indietro, colto da mille sospetti e tentennamenti, ma alla fine si lascia coinvolgere in una vicenda dove tutti conducono un doppio gioco, e dove è sempre più difficile fidarsi davvero di qualcuno. Un romanzo «invernale», cupo e gelido, in cui Leonardo Gori ci mostra un Bruno Arcieri invecchiato, in preda a dubbi esistenziali che potrebbero alterare i delicati equilibri tanto faticosamente conquistati; un uomo stanco che si trova di fronte a un bivio cruciale, davanti al quale dovrà fare una scelta, l'ultima, forse la definitiva...
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Claudio 23 aprile 2022Un po' forzato
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Renzo Montagnoli 18 gennaio 2020
L’inizio del periodo oscuro italiano avviene il 12 novembre 1969 con l’attentato alla filiale della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano. L’ex colonnello dei carabinieri Bruno Arcieri, già in pensione, in quell’occasione riceve un incarico che lo conduce sul luogo della strage (l’altro romanzo Non è tempo di morire), ma poi, terminato il lavoro, decide di chiudere definitivamente, di ritornare a una vita normale con la nuova compagna e con un gruppo di giovanissimi amici di una “Comune” con i quali intende mandare avanti una trattoria a Firenze. Però il lavoro dei servizi segreti non cessa mai, nemmeno con la quiescenza, e capita così che il il maggiore Bertini, capo della sua sezione, lo coinvolga in un nuovo caso, con la promessa che sarà l’ultimo. Non sto a spiegare la storia che è complicata non poco, ma veramente avvincente; dico solo che si parla di servizi deviati, del tentativo (ecco l’ultima missione) di eliminare questi traditori, insomma una vera e propria spy story. La creatività di Leonardo Gori si è sbizzarrita alquanto con l’invenzione di un rifugio in cui preparare il tutto (una villa toscana in abbandono), con il far trovare vecchi personaggi (oltre a Bertini, infatti sono presenti Daniele, Nanette, il commissario Bordelli, il maresciallo Guerra), non facendone mancare di nuovi (l’agente Zero, il cuoco Max, il padrone della villa, una ragazzina un po’ strana e il suo ragazzo); le descrizioni e l’ambientazione sono ineccepibili, come anche la ciliegina sulla torta di far rendere parte dell’operazione, pur non essendo mai presente, la sua ex Elena Contini. Inoltre, poiché lo spunto è dato dall’inizio dello stragismo in Italia, campo che è storicamente ancora nebuloso, non sapendo chi sia stato il regista di questi anni di piombo, l’autore riesce a stare abilmente alla larga, cioè non approfondisce, perché anche lui non sa nulla di più di quanto sappiamo noi, ma anche se lo sapesse eviterebbe di parlarne, per ovvi motivi. Inoltre, il fatto che è palpabile la presenza di personaggi che fanno il doppio gioco, proprio sul piano della spy story Gori non va in là più di tanto, laciando al massimo indizi, senza approfondire. Insomma, ciò che si apprezza nel romanzo è tutto quanto ho esposto fino a ora, senza tralasciare lo stile, con un italiano che forse non è corrente, ma che è impeccabile e che non può che piacermi. E’ bello L’ultima scelta e ho trovato che, al mio giudizio, è pari a Nero di maggio e a Il passaggio, le due opere con protagonista Arcieri che fino a prima che iniziassi la lettura di questo romanzo ritenevo le migliori scritte da Leonardo Gori. Questa non è da meno, è avvincente e quindi è senz’altro da leggere.
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Il colonnello Arcieri alle prese con i servizi segreti deviati. Gori, autore dalla penna finissima che seguo da anni e che meriterebbe il triplo delle attenzioni che ottiene, ci accompagna ancora una volta tra le peripezie di Arcieri che abbiamo conosciuto negli anni ‘30 in “Nero di Maggio” e ritroviamo in questo romano nel 1970. Come sempre, colpi di scena fino all’ultima pagina e un cameo del commissario Bordelli, personaggi creato da Marco Vichi.
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