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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2015
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Un uomo, l’ultimo sopravvissuto, un cavaliere, un pistolero, Roland è il suo nome, sta seguendo una via, precisa, e nulla gli farà cambiare idea, è alla ricerca folle e disperata della Torre. Ha bisogno di risposte per fugare domande che nemmeno sapeva di dover porre, e l’unico che può aiutarlo in questo è un uomo, l’uomo in nero. Le difficoltà del viaggio si vedranno dal primo momento, e la fatica per poter raggiungere l’obiettivo sarà evidente. Dalle prime pagine di questo libro si hanno chiare descrizioni del paesaggio, ambientarsi non è difficile. Come è chiaro il viaggio solitario del Pistolero. Lui circondato da infinito deserto, e questo rende già l’idea di una sconfinata angoscia. Vivrà diversi momenti che lo metteranno a dura prova, dove dovrà confrontarsi con aspetti che nemmeno lui riesce totalmente a comprendere. Proverà emozioni durante questo viaggio, che trova difficili da riconoscere, e a volte anche da ammettere. Non ci sono moltissimi personaggi, quindi risulta abbastanza chiaro come mantenere una visione d’insieme quando si rapportano queste personalità tutte completamente diverse tra di loro. Prima di leggere questo volume ho letto abbastanza libri di Stephen King, per capire quanto lui sia legato alla simbologia nei suoi racconti, e quanto lo “tormenti” questo perenne binomio del Bene e del Male, che si rincorrono costantemente. Quando si vede la prima pagina, c’è un numero, il 19, che assumerà ben presto un certo significato. Poi arriverà il numero 3, quando Roland chiederà risposte all’Oracolo. Le 7 carte che prediranno il suo futuro. Ne starò dimenticando altri probabilmente. Ma poi ci sono tre personaggi in particolare che mi hanno colpita, e ho compreso dei loro aspetti solo dopo aver finito il libro. •Il Pistolero, Roland, oltre ad avere questo ruolo del cavaliere, rappresenta l’uomo, per come è nella realtà, in tutta la sua “umanità”. Come lui che cerca di trovare la via verso la conoscenza, ma il limite che pone la sua mente lo porta a questo senso di frustrazione mista ad una inconsapevolezza nei confronti di ciò che è noto. Oscilla nei meandri della sua esistenza, ponendosi domande alle quali non riesce a trovare risposta; •Jack, personaggio che ho apprezzato tantissimo, rappresenta quel barlume di conoscenza e sapere che l’uomo a volte possiede e a volte sfugge a tutto questo. Come personaggio lui cercherà di comunicare con Roland, ma molte volte quest’ultimo non comprenderà totalmente ciò che Jack vuole dirgli. Perché alla base mancava una conoscenza che non poteva possedere. Mentre Jack affrontava l’ignoto con un’iniziale paura, che riesce poi a tramutare in una nuova consapevolezza, comprendendo e leggendo aspetti di Roland, facendolo in modo naturale, ma questo perché Roland, per quando potesse essere imperturbabile, è pur sempre umano, e le sue emozioni a volte lo tradiranno; •L’uomo in nero, irraggiungibile all’inizio, solo le sue tracce potevano essere visibili, per poi trovarlo alla fine. Ovunque andava lascia un segno, qualcosa che il Pistolero potesse valutare come indizio per trovarlo. Lui rappresenta l’aspirazione a quella conoscenza suprema, alla quale si cerca costantemente la via per raggiungerla. Finalmente si può conoscere questa figura immersa nel mistero, gli si dà un volto, ci si fa un’idea. Ha dato in parte delle risposte, ma ha lasciato moltissimi dubbi. L’uomo in nero stesso rincorre questa infinita conoscenza, che a volte non sa come interpretare. Ma darà la possibilità a Roland di scoprire cose, che purtroppo non comprenderà subito, e forse non lo farà mai. Ho valutato questi personaggi come se ci fosse un legame invisibile, ma necessario. Ammetto che ho temuto la possibilità di non apprezzare questa lettura, ma verso la fine sono stata completamente rapita da questa storia
Una storia che rimane nel cuore quella di Roland, una storia che lascia cicatrici profonde. Stupefacente e ricca di epicità la saga della Torre Nera, anche se molti percorsi lasciano con l'amaro in bocca e un'angoscia che vi accompagnerà fino alla fine.
Capolavoro
Recensioni
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