L'uomo dal fiore in bocca - Luigi Pirandello - copertina
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Letteratura: Italia
L'uomo dal fiore in bocca
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Descrizione


Allestito per la prima volta al Teatro degli indipendenti di Roma, diretto da Anton Giulio Bragaglia, il 21 febbraio 1923, "L'uomo dal fiore in bocca" è titolo enigmatico che costringe lo spettatore a seguire con attenzione lo svolgimento dialogico attraverso il quale è portato a scoprire che si tratta di un dialogo sulla morte e non già come sembrerebbe, un dialogo sulla vita e sulla quotidianità. Atto unico, praticamente un monologo, "L'uomo dal fiore in bocca" è tratto dal racconto "Caffè notturno" , pubblicato nel 1918 e ristampato nel 1923 con il titolo definitivo di "La morte addosso".

Dettagli

29 maggio 2008
51 p., ill. , Brossura
9788887734188

Valutazioni e recensioni

  • LuigiAmen
    Il fiore in bocca

    D'improvviso mi è venuto davanti questo titolo di Pirandello, che già conoscevo; forse qualche reminiscenza di scuola, sebbene sia un'opera minore. Mosso sempre dalla suggestione che a questo testo si fosse ispirato Modugno per <i>L'uomo in frack</i> - ovviamente non suffragata da alcuna prova -, questo titolo mi ronzava nella testa da un po'. Il tema della malattia, della <i>morte a tempo</i>, è qui magistralmente affrontato, in un singolo atto di pochissime pagine. I personaggi in scena sono due (più un'<i>ombra</i>), ma ci discostiamo poco da un monologo; a parlare è proprio l'uomo dal fiore in bocca; ad ascoltare con limitati interventi è il pacifico avventore di un bar che sembra non chiudere mai, il quale ha perso il treno e rimane lì in attesa. L'uomo dal fiore in bocca parla parla parla, sembra un fiume in piena, un acuto osservatore della realtà, un attento conoscitore di ogni categoria umana, ma la realtà è che egli è profondamente innamorato della vita. Ah se la morte fosse un orrido scarafaggio, dice, che ciascuno può vedere e toglierci di dosso! Ma non è così; a lui ha lasciato un segno: gli ha messo un fiore in bocca, con la promessa di ripassare di lì a non troppo tempo. Eppure anche questo ha avuto un lato positivo: una più forte consapevolezza di ciò che si ha, un più radicato amore per ciò che quotidianamente si dà per scontato. E poi si allontana, come un innamorato triste...

  • Maddalena
    ⭐⭐⭐⭐⭐

    bellissimo libro ♥️

  • Due sconosciuti si incontrano per caso. Uno dei due racconterà all'altro il suo dramma: ha un "fiore in bocca", ovvero un tumore che gli lascia pochi mesi di vita. Proprio la presenza imminente della morte sembra regalare al malato una nuova sensibilità. Così egli può attaccarsi agli aspetti minuti dell'esistenza, cogliendo - nell'apparente insignificanza di alcune cose - interi mondi su cui fantasticare. Ad esempio rimane incantato a guardare i commessi che incartano i regali, scorgendo magia nei loro gesti. La morte è dunque un acuirsi della sensibilità: lo sguardo si allarga su microcosmi che prima si ignoravano. Per scoprire quanto tutto è effimero, fugace, provvisorio. Il dramma dell'uomo malato è poi duplice: sua moglie lo spia da lontano, disperata; vorrebbe riportarlo a casa. In tutto questo vi è un un doloroso riflesso biografico: come risaputo Pirandello dovette convivere molti anni con una moglie folle, la quale lo tormentava con infinite scenate di gelosia. Breve, dunque, ma denso di significati, "L'uomo dal fiore in bocca" è uno dei testi di teatro più famosi dello scrittore siciliano; è uno di quelli che non bisogna lasciarsi sfuggire per capire la poetica dell'autore.

Conosci l'autore

Foto di Luigi Pirandello

Luigi Pirandello

1867, Agrigento

Nacque nel podere di campagna detto il Caos, da una famiglia della borghesia commerciale di tradizione risorgimentale e garibaldina, sia da parte del padre Stefano che della madre, Caterina Ricci-Gramitto. Preso soprattutto da interessi filologici e letterari, frequentò le università di Palermo, Roma e Bonn, dove si laureò nel 1891 con una tesi in tedesco di fonetica e morfologia (in traduzione italiana: 'La parlata di Girgenti'). Tornato in Italia nel 1892 e stabilitosi a Roma, grazie a Luigi Capuana strinse contatti con la cultura militante, collaborando con scritti critici e poesie alla «Nuova Antologia», conducendo sul «Marzocco» un’accesa polemica antidannunziana e insistendo in molti interventi su vari periodici sul tema della crisi...

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