Non conoscendo Céline, prima di iniziare il romanzo, ho letto un po’ la sua biografia. Mi trovavo di fronte al romanzo controverso di un discusso autore francese. Mi ero quindi preparata al peggio. Mi ci sono volute una cinquantina di pagine per entrare in sintonia con lo stile particolare con cui è scritto, ma poi la lettura è stata fluida. Infatti, a parte la scelta linguistica di mescolare termini dell’argot (nella traduzione in italiano sostituiti con il gergo della bassa padana e centro-meridionale) con un lessico ”alto”, vi è anche la costruzione della frase tutta rivoluzionata. Con mia sorpresa, nonostante il romanzo sia permeato di cinismo e nichilismo, e nonostante il disprezzo che Céline nutre per il genere umano sia tangibile in ogni pagina, non ho avvertito la pesantezza a cui mi ero preparata, questo per almeno i due terzi e più del romanzo. Mi sono imbattuta in pagine in cui ironia e grottesco mi hanno strappato perfino un sorriso. Di questo romanzo mi è piaciuto questo stile particolare, le descrizioni dei paesaggi (mi è rimasta impressa quella del tramonto africano) e l’acutezza nel descrivere le persone. Nell’ultima parte, effettivamente, ho trovato la storia pesante e ripetitiva, così mi sono appellata al 2° emendamento Pennac.
L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della "folla solitaria", le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del nostro secolo: è in realtà un'opera potentemente comica, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo.
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Titolo: VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE. Romanzo. Traduzione e note di Ernesto Ferrero - Céline Louis-Ferdinand - Corbaccio, Scrittori di tutto il mondo - 1992
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Collana:
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Edizione:15
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Non conoscendo Céline, prima di iniziare il romanzo, ho letto un po’ la sua biografia. Mi trovavo di fronte al romanzo controverso di un discusso autore francese. Mi ero quindi preparata al peggio. Mi ci sono volute una cinquantina di pagine per entrare in sintonia con lo stile particolare con cui è scritto, ma poi la lettura è stata fluida. Infatti, a parte la scelta linguistica di mescolare termini dell’argot (nella traduzione in italiano sostituiti con il gergo della bassa padana e centro-meridionale) con un lessico ”alto”, vi è anche la costruzione della frase tutta rivoluzionata. Con mia sorpresa, nonostante il romanzo sia permeato di cinismo e nichilismo, e nonostante il disprezzo che Céline nutre per il genere umano sia tangibile in ogni pagina, non ho avvertito la pesantezza a cui mi ero preparata, questo per almeno i due terzi e più del romanzo. Mi sono imbattuta in pagine in cui ironia e grottesco mi hanno strappato perfino un sorriso. Di questo romanzo mi è piaciuto questo stile particolare, le descrizioni dei paesaggi (mi è rimasta impressa quella del tramonto africano) e l’acutezza nel descrivere le persone. Nell’ultima parte, effettivamente, ho trovato la storia pesante e ripetitiva, così mi sono appellata al 2° emendamento Pennac.
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Che cosa puoi scrivere di un libro così complesso, straniante, realistico e surreale nello stesso tempo, drammatico, scandaloso e feroce ma che apre anche squarci, pochi invero ma teneri e commoventi, al dolce e al positivo, a quello che il protagonista avrebbe sperato ma non ha avuto! Tutta l’umanità passa attraverso le pagine di Celine e la sua penna la scarnifica, ne mette a nudo la follia, la malvagità, la crudeltà, la stupidità e il cinismo. Estremamente realistiche, forti, provocatrici e drammatiche tanto da diventare surreali le prime parti in cui la condanna della guerra e del colonialismo europeo diventa feroce. Mai letto niente di più provocante sugli orrori della guerra, sulla retorica patriottica, sul cinismo e la disumanità degli uomini nello sfruttamento degli altri! Quindi dopo l’esperienza della guerra e il soggiorno nelle colonie africane, attraverso numerose peripezie e pericoli, Bardamu approda negli U.S.A., la fantomatica “Terra promessa”, che tale invece non si rivela. Anche qui degrado, sfruttamento, alienazione, solitudine lo fanno sprofondare sempre di più. Irrequieto, torna in Francia ai suoi studi sperando in qualcosa di migliore, non dico la perfezione della vita, cui tutti aspiriamo, ma almeno alla presenza di valori morali e di riscatto. Niente di tutto questo! Qui, nella sordida periferia di Parigi in mezzo alla cinica e meschina classe borghese, e al non meno moralmente ripugnante mondo operaio, in mezzo ai reietti il viaggio diventa più complesso, più nero, più triste. La notte con il tramonto anche del barlume di qualche valore diventa sempre più nera. E’ un viaggio all’interno dell’uomo, un viaggio spirituale nella povertà dei valori, anzi nell’assenza dei valori, nelle bassezze morali, nell’ipocrisia e nella falsità. Ci sono solo rari spiragli di luce quando parla dei bambini, luce che si spegne subito perché per lo più essi diventano bersagli della abiezione umana. In questo quadro molto cupo vivono altri personaggi come il fantomatico e controverso Robinson, sulle cui vicende Celine ci concede qualche sprazzo di humor. Ma è sempre un humor nero, cinico, e doloroso. Ma Celine, come è dissacrante in quello che scrive lo è anche nella forma con cui lo scrive : stile ora alto, ora basso, gergale, sovvertimento della sintassi con vistose ellissi, capovolgimento della collocazione delle parole, rottura del ritmo narrativo, cambiamento repentino del punto di vista, iperboli magnifiche e a sorpresa! Il tutto perché? Perché anche la lingua deve rendere lo sconvolgimento morale che affligge la società. Nessuno, se non pochissimi, si salvano, perché “l’uomo è meschino, marcio e non ha nessuna possibilità di salvezza”. La “notte” è tutta la “miseria umana” che avvolge la vita!!!! Questo è nichilismo puro! Però il libro ha una potenza prorompente!!
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