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Anno edizione: 2021
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Anno edizione: 2023
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Una bambina suadente, un duello, una nonna che possiede la chiave degli Inferi, l'esame di glottologia. Un racconto che incanta, la voce unica di uno dei piú grandi scrittori contemporanei.
«Di schiavitù si tratta quando ogni componente della famiglia ti tratta come invisiile solo con la promessa di tenerti in vita, due vestiti, un tetto, il cibo. Per la prima volta Starnone tocca questo destino crudelissimo delle donne meridionali, delle donne di una certa generazione e delle donne tout court, lo fa senza politica e senza la retorica della compassione: solo ammettendo che senza quella nonna non ci sarebbero stati né artisti né personaggi» - Valeria Parrella, Robinson
«Lei giocava a fare – mi sembrò – la ballerina di carigliòn, saltellando a braccia tese e dandosi ogni tanto a una piroetta. Quant'era bella la sua figurina contro i vetri luccicanti di sole, audace nei saltelli, cosí esposta alla morte.»
Immaginate un bambino sognatore, sempre affacciato alla finestra. La nonna sfaccenda in cucina, e ogni tanto butta un occhio a guardarlo. Lui invece fissa sedotto il balcone del palazzo di fronte, dove la bambina dai capelli neri danza la sua danza temeraria. Per un amore cosí, un ragazzino ardimentoso può spingersi a prodezze estreme, duelli all'ultimo sangue, addirittura a parlare l'italiano. Sarà la nonna – che per lui ha un'adorazione smisurata – a vegliare sulle sue millanterie, seduta nel cantuccio della cucina. Lei non ha dimestichezza con le parole, ma non difetta di fantasia. Quando, forte della sua lunga vedovanza, gli racconta della fossa dei morti, scolpisce immagini indelebili nella mente del nipote. Da bambini si può essere tutto. L'esploratore o il mozzo, il naufrago o «il caubboi», Ettore o Ulisse. Da bambini ci si può innamorare guardando il balcone tutto celeste del palazzo davanti, o credere di aver trovato la fossa dei morti proprio dietro l'aiuola del cortile, da dove si sentono salire inequivocabili tonfi sinistri. Un libro irresistibile, tagliente come le spade della fantasia nascoste sotto il letto, prezioso come un gioiello di famiglia, in cui la scoperta dell'amore e la scoperta della morte si inseguono segnando la fine dell'infanzia. O, chissà, prolungandola al punto che ci si attarda nei giochi e, come teme la nonna, non si cresce piú.
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La vita è quel che accade durante, quando la pesantezza e la paura che la accompagnano si trasformano, per smorzarne i toni - cupi come un vento salato e un cielo sfoderato -, in un rullo di piedi nell’aria, un ridicolo esercizio da foca circense, sapendo che, tanto, il desiderio - inevaso - di calarsi in un vicolo e sfogarsi contro se stessi tornerà, eccome se tornerà. Perché dopo la prima volta che si ha l’impressione che le parole possano, “in certe circostanze, diventare un giocattolo con un loro congegno interno che, di colpo, non lavorava più bene”, questa sensazione la si proverà, poi, infinite volte. Sentimenti che fanno da sfondo come carta da parati, che ci accompagnano lungo un’incomunicabilità fatta di volti sempre nuovi, grazie ai quali si apprende che “la lingua è mobile, la voce suona e consuona in modi ben più numerosi di quelli che i ventuno segni dell’alfabeto riescono a catturare”. E ci si accorge così che i ricordi altro non sono che appigli nella tessitura verbale delle cose, “metalli fonici impercettibili, filamenti colorati della voce”. Di questo parla, con un’abilità commuovente, Domenico Starnone, della parola, che da prebabelica si fa suono, diventa liberatrice, spezza le catene della realtà. Fino alla morte, quando la temperatura diventa quella di una zuccheriera, di una penna in una giornata d’inverno, momento in cui ci si sfracella nel dialetto delle nonne, dove non si sa più se nella parola “scordare” ci sia “il cuore” oppure “la corda”. Ma anche approdo al quale si tende durante tutta la vita.
È un lungo ricordo, dall’infanzia all’età adulta, nella cui struttura narrativa l'ordine cronologico degli avvenimenti lascia spazio alla rievocazione dei primi sentimenti. Gioia e paura, si fondono in un linguaggio romantico, definendo gli strumenti cognitivi che condizionano l’esistenza umana. La fonetica delle parole trova l’esatta collocazione nei polifonici simboli di crescita personale. Ogni lettore si emozionerà rimembrando le assonanze con la propria nonna e i suoi insegnamenti, traendo ricordi nelle fotografie scattate con gli occhi, che impresse nel cuore lasciano un vuoto incolmabile. #lingegnerechelegge
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