I vizi degli italiani - Giacomo Leopardi - copertina
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Letteratura: Italia
I vizi degli italiani
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Descrizione


Se Leopardi deve la propria fama soprattutto ai Canti, alle Operette morali e allo Zibaldone, nel Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani (qui proposto con il titolo I vizi degli italiani) la sua penna tratteggia con feroce realismo i difetti del «bel paese»: assenza di un'identità comune, atmosfera culturale spesso asfittica, mancanza di alti ideali condivisi, diffuso individualismo e incapacità di collaborazione. Scritto tra il 1824 e il 1826 ma pubblicato per la prima volta soltanto nel 1906, questo pamphlet è la rigorosa diagnosi di alcuni mali cronici, e perciò difficili da sanare, della nostra società: sarà dunque non senza una certa dose di imbarazzo, e insieme di divertimento, che il lettore di oggi riconoscerà, come scrive Sergio Romano, «quanto gli italiani di Leopardi assomiglino ai suoi contemporanei».

Dettagli

Tascabile
7 novembre 2019
96 p., Brossura
9788811605836

Valutazioni e recensioni

  • Stefano
    Profetico al di là dei tempi

    Titolo rivisitato dall'originale "Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani" (effettivamente un po' astruso…), G. Leopardi conduce una indagine scandagliata sugli aspetti comuni degli italiani, partendo dalle caratteristiche dei popoli prossimi alla penisola e che ne hanno maggiormente influenzato la sua dimensione e forma. Una analisi che finisce nello scagliarsi in una rigorosa critica verso la sua gente, ritenuta impassibile ai mutamenti della società e divisa da un profondo senso di provincialità, e che tende a negare, secondo sempre il poeta, la sua stessa lingua, patrimonio indispensabile per la coesione degli italiani, oltre che patrimonio per le lettere e la poesia. Consigliato vivamente

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Foto di Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi

1798, Recanati

Primogenito del conte Monaldo e di Adelaide dei marchesi Antici, crebbe in un ambiente politicamente e culturalmente retrivo, del cui conformismo non tardò a soffrire. Ricevette la sua prima educazione dal padre (il quale coltivava interessi letterari ed eruditi) e da precettori ecclesiastici, ma presto continuò gli studi per conto proprio nella ricca biblioteca paterna, perfezionandosi nella conoscenza del latino e imparando da solo il greco, l’ebraico e alcune lingue moderne. Risalgono a questo periodo (1808-16 ca) le sue versioni di Esiodo, degli Idilli di Mosco, del primo libro dell’Odissea, della Batracomiomachia, e la composizione di rime bernesche, di due tragedie, di poemetti biblici, di dissertazioni filosofiche, di opere erudite come la Storia dell’astronomia...

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