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Anno edizione: 2023
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Mari Caporale ci regala un libro che, come spiega Piero Angela nella sua prefazione: «Ha l'ambizione di raccontare le meraviglie, ma anche la fragilità del mare, e di sensibilizzare alla cura e alla salvaguardia del Mediterraneo e delle sue specie. Il futuro del mare dipende da noi, esseri “sapienti” e dalle nostre scelte. L'eredità che ci è stata consegnata milioni di anni fa è un tesoro da custodire».
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Quando casualmente mi sono imbattuto in questo libro, ammetto d'essere stato incoraggiato a leggerlo principalmente dal fatto che Piero Angela ne ha scritto la prefazione. L'ho considerato una garanzia. Mi ha subito colpito il linguaggio, molto delicato e poetico, in cui purtroppo incorrono talvolta espressioni più simili a quelle usate in un blog, e perciò dissonanti. La protagonista e voce narrante è la balenottera GIuli, che abita nel Mediterraneo e narra lo spettacolo della vita sottomarina, turbata dall'intromissione dell'essere umano e delle sue pratiche incuranti e nocive. Il romanzo è un chiaro e apprezzato appello alla tutela del mare. La balenottera Giuli conosce dettagliatamente (e inspiegabilmente) ogni aspetto del mondo umano, il che si spiega solo col fatto che alle spalle del personaggio c'è un essere umano. Tuttavia, i pregiudizi e le paure di Giuli vengono smentiti dall'incontro col biologo marino AL. I due si alternano come voci narranti e conducono esistenze parallele, che a un certo punto si intrecciano in una vicenda quasi mitologica: l'uomo e il cetaceo si innamorano. Si tratta di una parentesi di pagine un po' scadenti, l'affinità sentimentale tra i due protagonisti rimane priva di consistenza e di sviluppo, e si risolve goffamente nel finale. Queste, quantomeno, sono state le mie impressioni, ma ritengo sia un libro che val la pena leggere; assegno tre stelle come giudizio complessivo, ma ne assegnerei molte di più per il linguaggio.
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