Come ogni suo libro, l'autrice parte da sé e dal raccontarsi sempre in prima persona. Scrive con passione e con dolore ripercorre e si interroga sempre. C'è autocritica ma anche comprensione e dolcezza.
Volevo essere una farfalla. Come l'anoressia mi ha insegnato a vivere
Michela Marzano è un'affermata filosofa e scrittrice, un'autorità negli ambienti della società culturale parigina. Dalla prima infanzia a Roma alla nomina a professore ordinario all'università di Parigi, passando per una laurea e un dottorato alla Normale di Pisa, la sua vita si è svolta all'insegna del "dovere". Un diktat, però, che l'ha portata negli anni a fare sempre di più, sempre meglio, cercando di controllare tutto. Una volontà ferrea, ma una costante violenza sul proprio corpo. "Lei è anoressica" le viene detto da una psichiatra quando ha poco più di vent'anni. "Quando finirà questa maledetta battaglia?" chiede lei anni dopo al suo analista. "Quando smetterà di volere a tutti i costi fare contente le persone a cui vuole bene" le risponde. E ha ragione, solo che è troppo presto. Non è ancora pronta a intraprendere quel percorso interiore che la porterà a fare la pace con se stessa. "L'anoressia non è come un raffreddore. Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince. L'anoressia è un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa male dentro. [...] Oggi ho quarant'anni e tutto va bene. Perché sto bene. Cioè... sto male, ma male come chiunque altro. Ed è anche attraverso la mia anoressia che ho imparato a vivere. Anche se le ferite non si rimarginano mai completamente. In questo libro racconto la mia storia. Pensavo che non ne avrei mai parlato, ma col passare degli anni parlarne è diventata una necessità." (L'autrice).
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Autore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2019
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Llaura 28 dicembre 2021Leggera
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Laura Gugliuzza 16 marzo 2020
Questo libro,scritto da Michela Marzano,può essere considerato come un’opera autobiografica , dal momento che tratta del suo passato . L’autrice , da giovane, fu colpita dall’anoressia; la donna affronta questo argomento affermando che non è una malattia e che nessuno,perfino il suo amato padre, poteva aiutarla in quel momento.Il rapporto con quest’ultimo ha spesso causato insicurezza in lei, poichè ha sempre vissuto in funzione del padre: doveva essere sempre la migliore nello studio e pur di non tradire il padre ha sacrificato la sua libertà, la sua vita; e tutto ciò si è ripercosso anche nella sua vita sentimentale da adulta.La filosofa dichiara che tutto il suo passato , soprattutto la fase dell’anoressia, l’ha aiutata molto nella sua crescita psicologica ;infatti, successivamente ha deciso di pubblicare la sua storia, nonostante tutti i familiare non fossero d’accordo , per ostentare tutto il suo percorso.Questo romanzo può interessare,soprattutto,sia agli appassionati di filosofia che a quelli di psicologia; ai primi perché, la donna, essendo specializzata in questo campo, dà molte riflessioni sulla vita ,spesso citando molti filosofi importanti come Kant e Nietzsche. Invece, ai secondi perché è molto evidente la sua crescita psicologica negli anni e come gli avvenimenti dell’infanzia l’hanno segnata fortemente.
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Grazie . Ci vuole coraggio per guardarsi dentro e anche ,se un sintomo come l'anoressia,forse non permette di girarsi dall'altra parte, ci vuole tanta forza e umiltà' per mettersi in discussione e analizzare le proprie paure ,le proprie ossessioni.Il coraggio è ancora più' grande ,se tutto questo , viene donato agli altri , se si permette, a sconosciuti e non ,di entrare nel nostro dolore . Ancora più grande e meraviglioso e' che ,ad aver fatto tutto questo ,sia una docente,filosofa e giornalista affermata e quindi una donna ''ARRIVATA'' ,secondo i gretti parametri della nostra ,super competitiva società , povera di amore e di rispetto per la propria e altrui fragilità'. Professoressa a lei tutto il mio grazie e la mia gratitudine.
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