In questo "ritratto dell'artista da giovane" Franzen si presta ad indagare la sua zona disagio, ovvero quel groviglio di emozioni che si dipana dall'infanzia alla maturità passando attraverso un'adolescenza che non può non essere tormentata. Sei capitoli per sei momenti esemplari, che Franzen analizza con notevole acutezza inserendoli anche in un contesto più ampio riuscendo comunque a non spersonalizzare il testo. Franzen si mette completamente a nudo con una scrittura che non è catartica ma analitica, minuziosa, intellettuale e precisa. Non si risparmia nulla e nelle sue descrizioni del disagio del bambino, dell'adolescente e dell'adulto ci ritroviamo a tratti con un impressionante senso di immedesimazione. La zona disagio di Franzen non si limita ad essere però un'occasione di lamento e di chiusura, ma diventa un'occasione per cercare di spostare il termostato emotivo verso quella zona benessere a cui tutti aspiriamo. Quello che mi ha colpito particolarmente (a parte l'universalità di certe emozioni e di certi comportamenti, universalità che si può cogliere proprio quando le emozioni ed i comportamenti vengono descritti in modo così magistrale) è la capacità di Franzen di non prendere mai le distanze da se stesso, nemmeno da un alter ego più giovane e goffo, e terribilmente imbarazzante (lui stesso ammette che da adolescente rileggere le pagine del giorno prima del proprio diario era l'equivalente di esporsi al pubblico ludibrio, figuriamoci l'analisi dell'adolescenza effettuata da un uomo ormai maturo). Nonostante la tentazione debba essere stata forte, Franzen non si risparmia nulla, e nemmeno il confronto fra certi episodi personali e le relative tematiche generazionali, le aperture ad una visuale più ampia di quella soggettiva, gli inserti di critica letteraria diventano un'occasione per prendere il fiato da se stesso, anzi vengono sfruttati appieno ai fini di un'acuta analisi della sua vita.
Zona disagio
A quarant'anni, poco dopo la morte della madre, Jonathan Franzen ritorna a Webster Groves, il sobborgo di St Louis dov'è cresciuto. I due fratelli maggiori l'hanno incaricato di cercare un agente immobiliare per vendere la casa di famiglia. Appena entra nelle stanze in cui ha trascorso infanzia e adolescenza, Franzen si sente un "conquistatore che bruciava le chiese e fracassava le icone del nemico". E il nemico è la famiglia. Ma questo è solo il primo impatto, perché il suo atteggiamento rivela subito un'intenzione più profonda. Se decide di entrare nella "zona disagio" che è il proprio passato, Franzen lo fa per prolungare il gesto del padre, che ogni sera muoveva il termostato del riscaldamento di casa verso la "zona benessere". In lui l'ironia è sempre accompagnata da un movimento contrario di indulgenza e innesco emotivo. Sei sono le tessere che compongono il puzzle di questa autobiografia: la vendita della casa di famiglia; i "Peanuts" di Charles Schulz, e in particolare Snoopy, come chiave tragicomica della contestazione degli anni Settanta; un gruppo d'ispirazione cristiana, la Comunità, specchio dell'anomalia suburbana di Webster Groves; gli scherzi adolescenziali ai danni delle strutture scolastiche; l'innamoramento per la lingua tedesca, segno di una vocazione letteraria che inizia a esigere i suoi spazi; la passione per il bird watching. E intrecciata a questi momenti, naturalmente, una tormentata educazione sentimentale.
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2008
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Formato:Tascabile
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