Titolo accattivante, la narrativa difficilmente coinvolgente. Ho dovuto abbandonarlo a metà dopo averlo fatto vegetare sul comodino per settimane. Peccato, riponevo grosse aspettative. Forse non ne ho percepito la sensibilità
Al giardino ancora non l'ho detto
«Un libro dolente e luminoso» - Michele Serra
"Per molti versi, avrei preferito non dover pubblicare questo libro, che non esisterebbe se una delle mie scrittrici preferite - non posso nemmeno incominciare a spiegare l'importanza che ha avuto nella mia vita, professionale ma soprattutto personale, il suo 'Orto di un perdigiorno' - non si trovasse in condizioni di salute che non lasciano campo alla speranza. Eppure. 'L'orto di un perdigiorno' si chiudeva con una frase che mi è sempre sembrata un modello di vita, un obiettivo da raggiungere: "Ho la dispensa piena". Oggi questa dispensa, forse proprio grazie alla sua malattia, Pia ha trovato modo di aprircela, anzi di spalancarcela. E la scopriamo davvero piena di bellezza, di serenità, di quelle che James Herriot ha chiamato cose sagge e meravigliose, di un'altra speranza. È davvero un dono meraviglioso quello che in primo luogo Pia Pera ha fatto a se stessa e che poi, per nostra fortuna, dopo lunga riflessione ha deciso di condividere con i suoi lettori. Non posso aggiungere molto, se non raccomandare con tutto il mio cuore la lettura di un libro che, come pochi altri, ci aiuta a comprendere la straordinaria avventura di stare al mondo." (Luigi Spagnol)-
Autore:
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Editore:
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Edizione:7
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Anno edizione:2019
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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martaJan 28 agosto 2024titolo accattivante
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Antonio Poso Zurlo 26 febbraio 2024Un flusso di coscienza
Un flusso di coscienza, che diventa romanzo; una serie di quelli che sembrano appunti sparsi, più e meno lunghi, ma che, in realtà, trovano una loro compiuta sistematizzazione e architettura, proprio come quella di un giardino: piante basse, alte, rade, affollate, potature, fioriture e avvizzimenti, rinsecchimenti e nuovi bulbi, e, poi, il peregrinare di api, bombi, impollinatori, e l'alternarsi di piogge e soleggiamenti. Il giardino, con le sue stagioni, diventa specchio della vita della propria giardinieria: un'alternanza di razionalità e cosciente abbandono all'illusione; criticità e ottimismo; delusione e aspettativa; ricordo nostalgico del passato, necessità di vivere il tempo presente, prospettiva opaca del futuro; ricerca e perdita di se stessi; via vai di protagonisti, personaggi secondari e comparse, che si alternano, frenetici, a portare speranza, conforto, amicizia, condivisione, opportunismo, speculazione. Poi, c'è lei, relegata sullo sfondo, dalla volontà narrante, ma pervasiva; quella malattia che, in una sorta di trasfigurazione, rende il giardiniere una creatura di quel giardino, perché abbisognevole di assistenza e cura, sempre più compromesso nella sua autonomia. Ecco che si alternano, allora, preoccupazioni per il proprio futuro, ma, ancor più, per il futuro delle persone e delle cose care; proprio come il giardino, al quale non è stato ancora detto di un abbandono sempre più imminente; che, ancora, forse non lo sa, ma che, più probabilmente, lo avrà già compreso da sé.
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Babette 31 maggio 2022Commovente
Scrittura intensa e profonda. Pia apre il suo cuore e ci rende partecipe alla sua vita, con delicatezza e senza retorica. Il suo giardino diventa metafora della vita.
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