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Anno edizione: 2021
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Il nuovo romanzo di Alessandro Barbero. Uno sguardo nella storia degli Stati Uniti, all'origine di quegli spettri che sono tornati ad agitarsi.
«Alessandro Barbero, medievista, accademico, esperto di storia militare e – a quanto lui stesso racconta – gran giocatore di Wargames e giochi di ruolo, è probabilmente l'uomo che negli ultimi decenni ha diffuso cultura e conoscenza nel nostro apparentemente refrattario paese più e meglio di chiunque altro» – Walter Catalano, PULP LIBRI
Alcuni anni fa, nei suoi percorsi e studi da storico, Barbero ha incontrato una storia che non poteva essere racchiusa in un saggio. Ed è quella di Alabama, che pur non essendo nato come reazione alla storia recente ne anticipa i motivi profondi, scandagliandone l'oscurità delle viscere. È la vicenda di un eccidio di neri, di «negri», durante la Guerra di Secessione, la prima grande lacerazione nazionale che divide il paese tra chi vuole bandire la schiavitù e chi non ne ha nessuna intenzione. Ed è la storia di bianchi pulciosi e affamati che vanno in guerra per pochi spiccioli e che sentono il diritto naturale di fare dei negri quello che vogliono. Tutto questo diventa il racconto fluviale, trascinante, inarrestabile, dell'unico testimone sopravvissuto, Dick Stanton, soldato dell'esercito del Sud, stanato e pungolato in fin di vita da una giovane studentessa che vuole ricostruire la verità. Verità storica e romanzesca, perché Barbero inventa una voce indimenticabile, comica e inaffidabile, logorroica e irritante, dolente e angosciosa, che trascina il lettore in quegli abissi che ancora una volta si sono riaperti. Il nuovo romanzo di Barbero va davvero a toccare i tratti del carattere americano che sono deflagrati negli eventi dell'ultimo anno e degli ultimi mesi: la questione del suprematismo bianco, il razzismo profondo che innerva persino le istituzioni, la mentalità paranoica, l'orgoglio e la presunzione di farsi giustizia da sé, la violenza che scaturisce dalla povertà, dalla rabbia, da ciò che si vive come ingiusto sulla propria pelle e che si rovescia su chi è ancora più debole.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Leggendo questo libro ti immergi pienamente in una cultura che ha le sue luci e le sue ombre. Il vecchio Stanton parla e parla e parla e ad un certo punto si ha l impressione di stare davvero a sentire uno di quegli anziani che hanno la necessità e la voglia di raccontare del loro passato. Per certi versi umoristico, questo libro è a mio avviso magistralmente concepito dal punto di vista della struttura. La ragazza attraverso cui lo storico interviene, il veterano dalla cui bocca apprendiamo cultura ed avvenimenti delle guerra civile, nonché la visione ferocemente razzista del vecchio sud, il colpo di scena che è tanto atteso e che tiene il lettore incollato alle pagine anche se a volte possono risultare particolarmente pesanti. Barbero, infine, è riuscito nella non facile impresa di fare leggere i discorsi di un anziano signore, miscelando storia, cultura e narrazione in un cocktail perfetto.
Molto originale la modalità con cui si sviluppa il libro. Aneddoti e la vita dei soldati della guerra di secessione americana vengono narrati tramite i ricordi annebbiati di un veterano intervistato da una giovane ragazza. Il libro scorre con difficoltà, la stessa della voce narrante. Personalmente non sono stato coinvolto eccessivamente dai fatti narrati. Difficile ritrovare il coinvolgimento che sa creare il prof Barbero nei suoi podcast. Un libro comunque da leggere
Una giovane studentessa universitaria cerca di far luce su un particolare evento della guerra civile, un fatto drammatico di cui nessuno ha memoria o voglia di parlare. Decide perciò di intervistare un veterano confederato quasi centenario. La vicenda è quasi tutta qui: una serie di racconti fatti dal vecchio che non fa che divagare, perdere il filo, ricordare fatti, cose e persone di prima e durante la guerra. Fa da interludio regolare la ragazza che pazientemente frena l'irritazione e spera che si arrivi al racconto di ciò che le interessa davvero, ma inconsapevolmente assorbe ciò che il vecchio le sta raccontando e cioè quel mondo fatto di valori che la guerra ha sconfitto ma non cancellato e che sopravvivono nell'inconscio anche nostro malgrado. Il romanzo perciò è simile a un diario dove non c'è un intreccio vero e proprio quanto più che altro una serie di racconti e riflessioni come potrebbe farle un povero contadino e poi soldato, ormai anziano e con la mente ballerina, cresciuto nel profondo sud degli Stati Uniti all'epoca dello schiavismo e che poi ha visto crollare quell'universo. C'è poi stato un grande sforzo per riprodurre anche in italiano una parlata dialettale dell'inglese americano ottocentesco del sud. Insomma, più che un romanzo, Alabama è un affresco ma che vale la pena di ammirare, fosse anche per scoprire se alla fine la giovane studentessa apprenderà ciò che voleva o magari qualcosa che non si aspettava.
Recensioni
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