E’ sempre un piacere leggere le poesie di Costantino Kavafis, grande e poco conosciuto poeta neoellenico. In questo breve testo, edito da Passigli, il curatore Sangigli raccoglie le poesie che più possono definirsi “politiche” all’interno della non vastissima produzione dell’autore. Spesso il significato non è sempre esplicito e chiaro perché qui più che altre Kavafis mette in atto metafore elaborate e precise che coinvolgono personaggi dell’antica Grecia, dell’Impero Romano, di quello Bizantino od Ottomano. Civiltà del passato ma che il poeta rivive con una sensibilità lieve e con gli occhi del presente. Attraverso queste memorie storiche, attraverso l’ascolto delle voci che gli vengono da così lontano, siano esse quelle di Cesare, di Antonio, Tolomeo o l’imperatore Giuliano, Kavafis riesce a cogliere i nodi cruciali delle vicende più recenti, liberi però da ogni astio o rivendicazione. Si sento comunque serpeggiare in questi versi una velata ironia, un’eco nostalgica e un lieve rimpianto per l’impossibilità oggettiva che si concretizzi quel grande sogno che lo animò per tutta la vita. Egli, uomo schivo e quanto mai riservato, coltivava un grande sogno, cioè la rinascita della grande civiltà greca, che rinnovasse i fasti antichi. Il poeta così ammanta il presente con la suggestione, le passioni e i valori del passato.
Aspettando i barbari. Poesie civili. Testo greco a fronte
Dopo la raccolta completa delle "Poesie d'amore", pubblicata in questa stessa collana, con il titolo di una delle più celebri di esse, "Aspettando i barbari", viene raccolto in questo volume l'intero corpus delle poesie 'storiche', o meglio 'civili', di Kavafis, che offrono al lettore un'immagine un po' differente e più complessa dell'ispirazione di questo grande poeta neogreco, uno dei massimi del Novecento. Kavafis, solitamente considerato uomo chiuso in se stesso e indifferente ai fatti sociali, in realtà, come dimostra in queste sue poesie, prende una sua personale posizione in difesa dei valori che gli premono maggiormente; e così vediamo che la scelta operata da Kavafis dell'età ellenistica e greco-romana non è mera opera di archeologia o solo capriccio di poeta chiuso nelle sue invalicabili 'mura', ma anche volontà di attuare un processo di avvicinamento, anzi, di osmosi fra passato e presente, che possa dar ragione di una situazione esistenziale sì, ma inserita, a ben vedere, in una cornice storica precisa, così da legittimare anche l'autodefinizione di Kavafis che si diceva «storico-poeta». Storico, dunque, e grande appassionato della Storia, ma anche 'politico', se si vuole, perché egli stesso cosciente dell'inarrestabile declino del proprio mondo, uomo e cittadino immerso, volente o nolente, nella situazione politico-sociale del suo tempo.
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Anno edizione:2021
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