E' una storia di borghesi mediocri, di gente senza consistenza che passa i suoi weekend in un luogo ameno occupata in attività falsamente allegre. E' una storia banale di ipocrisie e finti amori nella quale Maigret si lascia coinvolgere dalla sua curiosità per un personaggio fuori dal comune che si distacca da questo suo mondo dai contorni sfocati e dal formicaio di ombre inconsistenti che lo circondano. Anche in questo racconto, come già in altri, mentre prova disgusto per la mediocrità, Maigret si sente attirato da un'intelligenza così affine alla sua, disincantata, malinconica, che lo sfida, gli fornisce indizi con l'oscuro bisogno di liberarsi di un peso e per la quale il commissario prova pietà mista a rabbia. Come al solito per Simenon ciò che conta è dipingere atmosfere e approfondire comportamenti e motivazioni. Bello.
La balera da due soldi
Alla vigilia dell'esecuzione Jean Lenoir, un famoso capobanda di Belleville ha voglia di confidarsi indicando a Maigret una "balera da due soldi" dove avrebbe trovato un uomo colpevole di un vecchio assassinio. Dopo un mese dall'esecuzione Maigret incontra per caso un uomo che parla della "balera da due soldi". Al commissario non resta che seguirlo. Sulla Senna, vicino a Morsang, trova questa balera e una festosa compagnia di benestanti parigini che ogni fine settimana si ritrova sul fiume per fare baldoria. Ma troverà anche un nuovo delitto e un'atmosfera angosciosa e assurda, in cui si cammina senza meta, "senza sforzo, senza gioia, senza tristezza, brancolando in una coltre di nebbia".
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Autore:
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Collana:
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Edizione:8
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Anno edizione:1995
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Renzo Montagnoli 22 febbraio 2017
Gran brutta cosa è andare da un condannato a morte per dirgli che la sua domanda di grazia è stata respinta, ma ancor peggio è quello che lascia intendere costui e cioè che, collegato a una balera da due soldi, c’è il colpevole di un omicidio in assoluta libertà. Maigret abbocca all’amo e inizia un’indagine del tutto sconclusionata, in un ambiente che non gli è tipico, anzi dove, nonostante tutti gli sforzi, è come un pesce fuor d’acqua. Più che condurre il gioco ne è attirato, anzi quasi si lascia prendere per mano in quello che di tutti i gialli con protagonista il celebre commissario è probabilmente il meno riuscito. Le carenze sono tante, a cominciare dall’ambientazione, più artificiosa che reale, e anche le atmosfere sono forzate e rivelano a tratti qualche ingenuità. Del tutto superficiale, poi, appare l’analisi psicologica dei personaggi che si muovono a comando come dei veri e propri stereotipi. Fra bicchierini di pernod e di acquavite è già tanto se il lettore non si ubriaca, un lettore tutto teso a sbrogliare quella matassa che dovrebbe sciogliere Maigret e che invece rende sempre di più intricata. Per fortuna, stringendo i denti, si arriva all’ultima pagina, con finalmente il nome del colpevole, di cui tuttavia si è ben poco convinti; l’unica certezza è che anche a Simenon non tutte le ciambelle non riescono con il buco e che, oltre che la balera del titolo, anche questo romanzo è da due soldi.
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MARA VINCENZA SCROCCA 29 maggio 2009
Originale e al tempo stesso un giallo classico, impeccabile come tutti i Maigret. Interessante la presentazione della borghesia parigina.
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