Se si sceglie di scrivere una serie di libri con un protagonista si puo' decidere di farlo morire, ma se poi si decide di resuscitarlo come l'omonimo biblico, lo si deve fare conservandone le qualita' e non affogarlo in ettolitri di birra. Lazzaro e' stato l'eroe della mia immaturita', l'ho difeso su radio2 da chi l'avrebbe voluto bruciare, ma oggi, dopo aver letto l'ultima sua avventura non so se lo rifarei. Ti prego Pinketts o ti disintossichi dall'alcol o scrivi d'altro. Oppure se eri sobrio quando hai scritto il libro, e' ora che ritorni a bere. Mi sono consolato rileggendo "Lazzaro , vieni fuori", ma i miei 16 euro spesi non me li rimborsa nessuno. E pensare che ci usciva una bella bottiglia di Pinot...
La capanna dello zio Rom
Nella Capanna dello Zio Rom Pinketts ricrea la sua Milano nera e surreale divertendosi con lo stile inconfondibile di sempre: gioca con le parole come con i suoi personaggi e persino con i capitoli, facendoli litigare tra di loro.
Milano, novembre 2016: torna per l'ultima volta Lazzaro Santandrea e lo fa in grande stile. "Specialista delle resurrezioni", non è un tipo che se ne va: di solito arriva. Arriva al momento giusto. E anche in questo caso piomba nel bel mezzo degli eventi. O sono gli eventi a piombare su di lui, impegnato a innamorarsi di una ragazza dall'oscuro presente? Ossitocina ha i leggings e un cane, Lou Reed, addestrato a farle la spesa al supermercato. Per Lazzaro è un colpo di fulmine. Con conseguenze devastanti. Loden assassini, parka assetati di sangue, reggicalze letali, giacche da camera a gas esilarante: la cabina armadio di Pinketts è un guardaroba teatrale di lusso inventivo. E Lazzaro questa volta finirà coinvolto in un delirio senza precedenti, tra le fiere di Milano e la Fiera del Libro di Bucarest, con gemelli incendiari, latinisti allo sbaraglio e regolamenti di conti con le forchette di plastica, in compagnia di giornalisti d'assalto, mercenari vestiti da suora e vecchi amici orfani di guerra e di madre. Nella Capanna dello Zio Rom Pinketts ricrea la sua Milano nera e surreale divertendosi con lo stile inconfondibile di sempre: gioca con le parole come con i suoi personaggi e persino con i capitoli, facendoli litigare tra di loro. Nel corso di un mese dalla "vita breve ma intensa come James Dean", fatto di pomeriggi "corti come calzoni alla zuava", si addensa una vicenda ricchissima. E più le cose si complicano, più ci si immerge di gusto nella lettura, in sintonia con Lazzaro che, ricapitolando gli eventi, a un certo punto ammette: "Tutto ciò non puzzava. Profumava di guai".
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Anno edizione:2016
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AMEDEO BIANCHI 10 agosto 2016
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