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Anno edizione: 2011
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La ciociara non è un libro di guerra nel senso tradizionale del termine; è un romanzo in cui è narrata l'esperienza umana di quella violenza profanatoria che è la guerra.
"La ciociara è una storia bene impiantata e sono sicuro che se esiste quel lettore ideale di romanzi dovrà dichiarare la sua ammirazione e il gusto, il diletto dell'incontro» – Carlo Bo
La ciociara è la storia delle avventure di una madre e una figlia, costrette dal caso a passare un anno nelle prossimità del fronte del Garigliano tra il 1943 e il 1944. Ma La ciociara è anche soprattutto la descrizione di due atti di violenza, l'uno collettivo e l'altro individuale, la guerra e lo stupro. Dopo la guerra e dopo lo stupro né un paese né una donna sono più quello che erano prima. Un cambiamento profondo è avvenuto, un passaggio si è verificato da uno stato di innocenza e integrità a un altro di nuova e amara consapevolezza. D'altra parte tutte le guerre che penetrano profondamente nel territorio di un paese e colpiscono le popolazioni civili sono stupri. La ciociara non è un libro di guerra nel senso tradizionale del termine; è un romanzo in cui è narrata l'esperienza umana di quella violenza profanatoria che è la guerra.
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La ciociara, è la storia delle avventure e delle disavventure di due donne, Cesira e Rosetta, madre e figlia, costretti a passare un anno vicino al fronte del Garigliano tra il 1943 e il 1944 (durante il periodo della seconda guerra mondiale). Ma anche soprattutto la descrizione di due atti specifici di violenza, uno collettivo e l’altro individuale: la guerra e lo stupro. Sia dopo la guerra che dopo uno stupro né il paese né una donna sono più quello che erano. Avviene un cambiamento profondo che si manifesta più tardi in modi imprevisti e modi incalcolabili; un passaggio si verifica da uno strato di innocenza ed integrità ad un altro di nuova e amara consapevolezza. D’altro canto tutte le guerre che penetrano profondamente nel territorio di un paese e colpiscono le popolazioni civili sono stupri effettivi; più di tutte quella che per la prima volta nei tempi moderni rastrellò l’Italia intera dal nord al sud portandosi anche nelle più isolate località ignare le armi e l’arbitrio delle popolazioni straniere e soprattutto il dolore e la violenza che esse provocano. La ciociara non è solo un libro di guerra ma è un romanzo in cui la guerra viene vista con gli occhi di chi la soffre senza combatterla: i civili che con le loro speranze avventure e delusioni che in un primo momento si illustro forse di restarne fuori e che poi ebbero a soffrirne le peggiori conseguenze (perché chiunque ne resta fuori in qualche modo ne soffre il triplo di chi si trova all’interno). È una storia che narra l’esperienza umana di quella violenza profanato che è la guerra. Il romanzo narra di una storia nella storia in quanto la storia della protagonista coincide con la storia della guerra in cui è ambientata la storia stessa della protagonista, ma è anche un romanzo dove molti temi vengono affrontati in maniera individuale e in maniera molto delicata. Leggerò altro di Moravia e la storia della ciociara l’ho conosciuta tramite il film omonimo che consiglio
Un meraviglioso esempio di letteratura 900esca, da leggere anche se si è visto il film
Capolavoro di scrittura, la Ciociara è una storia nella Storia, perché è il racconto di come hanno davvero vissuto gli sfollati durante la guerra tra restrizioni, povertà, soprusi, rastrellamenti. Lo sa bene Cesira, che con la figlia Rosetta lascia Roma in cerca di riparo nei paesi dell’Agro pontino, e vede con i suoi occhi come la guerra sia in grado di cambiare le persone: “E a questo punto voglio dire che la guerra è una gran prova; e che gli uomini bisognerebbe vederli in guerra e non in pace; non quando ci sono le leggi e il rispetto degli altri e il timor di Dio; ma quando tutte queste cose non ci sono più e ciascuno agisce secondo la propria vera natura, senza freni e senza riguardi”. È una donna forte Cesira, che non si risparmia per assicurare a sé ed a Rosetta un pasto e un tetto per dormire, nella speranza di una liberazione che, seppur tardi ad arrivare, è motivo di tanta determinazione (“E allora capii ad un tratto che chi aspetta una cosa come questa, vive con maggiore forza e verità di quelli che non aspettano nulla”). La guerra, però, non fa sconti a nessuno, inasprisce gli animi ed esalta l’istinto di sopravvivenza, anche a scapito degli altri: così pure le due donne dovranno farsi furbe per non essere sopraffatte (“Le nostre disgrazie ci rendevano indifferenti alle disgrazie degli altri. E in seguito ho pensato che questo è certamente uno dei peggiori effetti della guerra: di rendere insensibili, di indurire il cuore, di ammazzare la pietà”). Il destino sarà avverso, soprattutto nei riguardi di Rosetta, ma una volta annunciata la sospirata liberazione, il ritorno a Roma avrà un effetto come di redenzione, e scioglierà nelle lacrime le sofferenze e gli stenti vissuti.
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