Seguendo la scia del Giorno della civetta e di A ciascuno il suo, che gli avevano assicurato il primo crescente successo, Sciascia prosegue con questo romanzo l’opera di denuncia del sistema di connivenze tra mafia e politica nazionale, mettendo l’accento sulla diffusione incontenibile della mentalità mafiosa e sull’ineluttabile tramonto che tocca alle forze del cambiamento. La storia comincia con l’assassinio di un procuratore e prosegue con il succedersi di una lunga serie di delitti. L’Ispettore Rogas, a cui viene affidata l’indagine, si ritrova fortemente coinvolto sia dal punto di vista professionale sia da quello psicologico e attraverso un gioco di specchi finisce al centro di una fitta rete di complotti. In questo crescendo di inquietudine vengono coinvolti governo e opposizione, rivoluzionari e conservatori, intellettuali e forze dell’ordine. Lettura avvolgente che rende giustizia a un grande precursore.
Il contesto. Una parodia
Racconta Sciascia che cominciò a scrivere questo romanzo come un «divertimento» – e presto gli si trasformò fra le mani in qualcosa di terribilmente serio. In un paese non nominato eppure a noi tutti familiare, una successione di assassinii e di funerali ufficiali scandisce la vita pubblica. Con assoluta chiarezza, ma su un fondo tenebroso, si disegna in questa storia la fisionomia di un anonimo protagonista, quel potere che – nelle parole di Sciascia – «sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa». "Il contesto" apparve nel 1971 (ma fu scritto prima dell’omicidio Scaglione, tenne a precisare Sciascia) e venne accolto dalla critica con malcelato imbarazzo. Oggi riconosciamo in esso il primo rendiconto sobrio e veritiero di un’Italia da cui pare che nessuno sappia come uscire.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Letteratume 17 settembre 2025Quando il giallo trova il suo contesto
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Roberto 18 novembre 2023Stile scarno e asciutto
Lettura lenta, stile asciutto, ma di una modernità senza pari.
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ClaudioF61 31 gennaio 2023riletto dopo tanti anni
Quando, circa 40 anni fa, lessi per la prima volta questo romanzo, ebbi l'impressione di avere in mano un quotidiano o un settimanale. Il racconto era attuale come un fatto di cronaca. Mancava solo sostituire i nomi di fantasia con quelli veri. a meglio chiarire il libro, ebbi pure occasione di vedere "Cadaveri eccellenti", film denuncia tratto dal romanzo. Riflessioni non meno gravi nascono oggi, con una cronaca concentrata su altri fatti. il racconto costituisce l'ennesima, geniale, metafora del potere. Oltre il racconto, il messaggio mette in luce il rapporto controverso tra l'autore e l'autorita', o meglio tra autore e gestione del potere. Che comunque resta gretta e volgare, bugiarda anche quando non serve, aiutata da chi ufficialmente si investe del ruolo di "contropotere". sciolto dalla quotidianita', il romanzo risulta ancora piu' inquietante
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