Non conoscevo Tarabbia, me l’ha fatto scoprire questo romanzo e mi pare che si tratti di un autore che crea spunti inquietanti, insomma che graffia, facendo pensare. Così questo Continente bianco è a tratti sgradevole, ma parla di una delle forme di violenza a cui questa società, che di violenza è intrisa, ci ha abituato. Quella dei gruppi di estrema destra e della violenza verso le minoranze “diverse”. Il tema è importante, scabro, ma credo che lo si debba approfondire per difendersene, senza voltarsi dall’altra parte, perché questa idea che l’amore possa trionfare solo in una società di uguali, per razza e consuetudini, affermata nel romanzo, è prima di tutto aberrante, ma, volendo essere cinici, anche fisicamente e storicamente impossibile. Prendendo lo spunto da L’odore del sangue, romanzo uscito postumo di Parise, nel mio ricordo bellissimo, Tarabbia lo trasferisce dagli anni ’70 ai giorni nostri, immaginando il narratore che porta il suo nome, scrittore in cerca di idee, ad approfondire il tema a seguito di una casuale fascinazione per il bellissimo leader del gruppo Continente bianco, nonché amante della moglie borghese del suo psicanalista. Così il narratore subirà il fascino del male, immergendosi nella violenza gratuita del gruppo di cui fanno parte un gigante con una menomazione mentale ed altri personaggi particolari, uno dei quali figlio di un deputato di estrema destra, tutti in attesa di una prima dimostrazione di forza, “perché il parlamento non serve più”. A far da contraltare ci sono i borghesi, con la loro società in disfacimento, la moglie Silvia plagiata dal bisogno di soddisfazione, il marito quasi assente che chiede aiuto addirittura al paziente. Solo il finale non mi ha convinto del tutto, ma un finale di una storia così non poteva forse essere diverso.
Il Continente bianco
Andrea Tarabbia, autore di Madrigale senza suono, scrive un romanzo sul potere, a volte funesto, che abbiamo sugli altri e ci regala un ritratto di un gruppo di persone – e forse di un Paese – che danzano sull'abisso.
«La potentissima scrittura di Tarabbia ancora una volta dimostra il suo elegante talento.» - Valeria Parrella, Grazia
Venticinque anni, bello come un Cristo e convinto che l'unica via per sopravvivere nel mondo sia un odio esercitato con calma e raziocinio, Marcello Croce è a capo di un movimento di estrema destra che annovera picchiatori, fanatici, ma anche teorici e figure dai tratti quasi metafisici – tutte accomunate dal fatto che, per loro, vivere è come trovarsi in guerra. Grazie anche alla connivenza con certi rappresentanti politici e alla condiscendenza con cui l'opinione pubblica, ormai, guarda a molti fenomeni legati al neofascismo, Croce porta avanti la sua idea di sovversione e, nel frattempo, frequenta Silvia, una donna della borghesia romana con la quale instaura un gioco di potere che li porterà alla perdizione. La vicenda è ricostruita da un narratore misteriosamente attratto da Marcello e curioso di capire che cosa muova coloro che, oggi, credono in un'idea superata e violenta e la vogliono attuare. Ma c'è di più. La storia di Silvia e della sua caduta era già stata raccontata nello splendido romanzo, rimasto allo stato grezzo, che Goffredo Parise scrisse alla fine degli anni Settanta, "L'odore del sangue". "Il Continente bianco" ne riprende temi e motivi, e sposta la vicenda ai giorni nostri, conservando nel rapporto morboso tra Silvia e Marcello la metafora potente del fascino che certe idee hanno esercitato, ed esercitano, sulla borghesia italiana.
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Anno edizione:2025
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Fabio00 14 settembre 2022
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MaRIOFREDOO 02 settembre 2022IL SERPENTE E L’ABISSO
Ho molto apprezzato l’opera di Goffredo Parise, di cui ricordo in particolare il debutto con “Il ragazzo morto e le comete” (1950) e o poi “Il prete bello” (1954) e, soprattutto “Cara Cina” (1966). Scrittore e giornalista impegnato e colto. Incompiuto e postumo “L’odore del sangue” cui si ispira Andrea Tarabbia. Di più, l’autore si dichiara (nell’Avvertenza) ossessionato dal romanzo di Parise e ne ripropone una rivisitazione in cui il narratore misterioso entra come personaggio chiave nelle vicende dello psicoterapeuta prof. P***, della moglie Silvia e del neofascista Marcello, appartenente ad una formazione di estrema destra romana denominata “Il continente bianco”. Dal punto di vista letterario il romanzo è pregevole, sia per lo stile narrativo che per la ricerca di dare un senso alla rivisitazione di Parise. Dal punto di vista del contenuto invece sono rimasto molto perplesso. Ben descritta la debolezza della borghesia che cede alla violenza fascista, esasperando il rapporto fisico e sessuale. Silvia si lascia brutalizzare dal giovane camerata fino all’umiliazione, fino alla morte. Non meglio di lei il marito che si fa raccontare i dettagli della perversione. Ancora peggio l’io narrante che è morbosamente attratto dal “serpente”: dalla curiosità di esplorare questo mondo violento e assurdo, tollerato dalle istituzioni. In questo momento così drammatico per il futuro democratico del nostro Paese non riesco a comprendere quanto la ricerca letteraria dell’autore e il confronto con i cimeli del fascismo possa contribuire a svegliare le coscienze e a ribellarsi all’idea di una nuova dittatura. Quindi lettura interessante ma “inquietante”; non me la sento di andare oltre le 3 stelle.
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