Non è certo un romanzo pieno di avventure ma lo stile di Svevo lo rende interessante e profondo, a tratti ironico. Ne consiglio la lettura.
La coscienza di Zeno
Scritto all'indomani della prima guerra mondiale e pubblicato solo nel 1923, La coscienza di Zeno deve essere considerato a pieno titolo una pietra miliare nella cultura letteraria del Novecento italiano. La vicenda narrata è quella di Zeno Cosini, che «si crede un malato eccezionale di una malattia a percorso lungo», come dice lo stesso Svevo. Storia della snervante lotta ingaggiata da Zeno con la sua coscienza, il romanzo segna l'ingresso prepotente della psicoanalisi nella letteratura. La personalità abulica del protagonista, incapace di affrontare la realtà e preoccupato solo di nascondere a sé stesso la propria inettitudine, diventa simbolo dell'elusivo, inguaribile malessere dell'uomo moderno, specchio della crisi di un'intera società ormai priva di fedi e valori incrollabili. Introduzione di Gabriella Contini. Prefazione di Eduardo Saccone.
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Autore:
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Editore:
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Collana:
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Edizione:26
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Anno edizione:2014
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adriana 11 luglio 2022
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Zeno è un inetto, uno dei tre creati dalla penna di Italo Svevo: un inadatto a vivere che si trova in difficoltà negli schemi sociali che lo circondano. In terapia dal dottor S., causa credersi continuamente malato, non come un ipocondriaco, ma ad un livello ancora più psicologico, gli viene prescritto di raccontare la sua vita, cercando le cause della sua malattia (altrimenti definibile come inettitudine). Racconta di suo padre e di sua madre, del suo rapporto con il fumo, del suo amore per Ada e del suo matrimonio con la sorella di lei, del rivale/amico Guido… Racconta con un filtro psicologico particolare tutto ciò che ha vissuto, dilatando e costringendo il tempo nei suo ritmi personali, modificando gli eventi, giustificandoli. Zeno è un signor personaggio, è fantastico. E Svevo è un artista brillante. Dal momento in cui ho finito il libro ho cercato di immaginare come avrei potuto spiegare ciò che tanto avevo amato. Secondo me non si può, ma ci provo. Per pagine io sono stata Zeno, in tutto e per tutto, con un’immedesimazione perfetta e profonda. Sono stata dietro ai suoi occhi mentre guardava Ada, dentro la sua mente mentre progettava quell’ultima sigaretta e l’ultima dopo. Ho riflettuto insieme a lui, convinta delle giustificazioni (o scuse assurde) che mi stavo dando. Davvero una cosa bellissima: afferrare tutta la complessità di quella persona, tutti i meccanismi quasi folli che si muovono nella sua mente, senza poterseli spiegare, proprio come fossero i propri. Poi sì, certo che la storia è interessante, che ci si chiede come andrà a finire. Certo che gli altri personaggi visti dagli occhi di Zeno sono divertenti, angelici se nelle sue grazie, brutti se non e patetici se nei loro confronti c’è risentimento o voglia di vendetta. Certo che lo stile di Svevo è stato una piacevole scoperta. Ma a me ciò che piaciuto di più ve l’ho detto. Ma il tema di una vita insoddisfatta a me è arrivato con più intensità, una vita vissuta strana, spigolosa, quasi casuale. Ho allungato la lista dei libri da leggere aggiungendo gli altri di Svevo. E consiglio a voi, se non lo avete fatto di leggere questo. Perché dà uno scorcio del novecento dell’ansia. Piacevole e davvero davvero geniale.
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Zeno è un inetto, uno dei tre creati dalla penna di Italo Svevo: un inadatto a vivere che si trova in difficoltà negli schemi sociali che lo circondano. In terapia dal dottor S., causa credersi continuamente malato, non come un ipocondriaco, ma ad un livello ancora più psicologico, gli viene prescritto di raccontare la sua vita, cercando le cause della sua malattia (altrimenti definibile come inettitudine). Racconta di suo padre e di sua madre, del suo rapporto con il fumo, del suo amore per Ada e del suo matrimonio con la sorella di lei, del rivale/amico Guido… Racconta con un filtro psicologico particolare tutto ciò che ha vissuto, dilatando e costringendo il tempo nei suo ritmi personali, modificando gli eventi, giustificandoli. Zeno è un signor personaggio, è fantastico. E Svevo è un artista brillante. Dal momento in cui ho finito il libro ho cercato di immaginare come avrei potuto spiegare ciò che tanto avevo amato. Secondo me non si può, ma ci provo. Per pagine io sono stata Zeno, in tutto e per tutto, con un’immedesimazione perfetta e profonda. Sono stata dietro ai suoi occhi mentre guardava Ada, dentro la sua mente mentre progettava quell’ultima sigaretta e l’ultima dopo. Ho riflettuto insieme a lui, convinta delle giustificazioni (o scuse assurde) che mi stavo dando. Davvero una cosa bellissima: afferrare tutta la complessità di quella persona, tutti i meccanismi quasi folli che si muovono nella sua mente, senza poterseli spiegare, proprio come fossero i propri. Poi sì, certo che la storia è interessante, che ci si chiede come andrà a finire. Certo che gli altri personaggi visti dagli occhi di Zeno sono divertenti, angelici se nelle sue grazie, brutti se non e patetici se nei loro confronti c’è risentimento o voglia di vendetta. Certo che lo stile di Svevo è stato una piacevole scoperta. Ma a me ciò che piaciuto di più ve l’ho detto. Ma il tema di una vita insoddisfatta a me è arrivato con più intensità, una vita vissuta strana, spigolosa, quasi casuale. Ho allungato la lista dei libri da leggere aggiungendo gli altri di Svevo. E consiglio a voi, se non lo avete fatto di leggere questo. Perché dà uno scorcio del novecento dell’ansia. Piacevole e davvero davvero geniale.
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