Un piccolo gioiello. Splendidamente scritto. Poesia, autobiografia, diario di viaggio, osservazione politica e sociale, questo libro è tutto. Bisogna ricordare che già nel 1936 l'Italia, in particolare il sud, era poco oltre lo stato feudale. Le ramificazioni della "nazione" avevano appena toccato il modo di vivere contadino. E Carlo Levi descrive meravigliosamente l'atmosfera di povertà e persistenza che pervadeva la gente di Gagliano. Questo memoriale è uno degli argomenti più schiaccianti contro il fascismo: mentre Mussolini e il suo gruppo annunciavano cambiamenti e progressi, il popolo di Gagliano lottava contro povertà, miseria e malattie.
"Eboli - dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo - e l'ultimo paese di cristiani. Cristiano è uguale a uomo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali". Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: "La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo, è l'ambasciatore d'un altro mondo all'interno del nostro mondo. Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia. Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell'opera di Carlo Levi: il protagonista di "Cristo si è fermato a Eboli" è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono più, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo più complesse e più elementari".
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Anno edizione:2010
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Valeria Dome' 13 maggio 2018
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OLGA PAVAN 16 dicembre 2011
Carlo Levi, torinese, confinato dal fascismo in terre lontane, arriva un giorno a Gagliano, in Basilicata. Oltre a narrare i suoi trascorsi e quelli di alcuni abitanti, ne descrive non solo l'infinita povertà ed arretratezza ma anche il fascino di alcune usanze, superstizioni e dell'aura di mistero attorno alle figure di alcune figure di donne "streghe" del paese. Una testimonianza preziosa e di straordinario realismo sull'Italia e sul meridione di una volta.
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Gloriana Di Martino 20 novembre 2010
Gagliano (l'Aliano lucana nella pronuncia dei suoi abitanti) rappresenta inizialmente per lo scrittore la fine di un mondo (quello "civile") e l'inizio di un non-mondo, una dimensione parallela alla Storia, ma atemporale, lontana da ciò a cui era abituato Carlo Levi. Una civiltà che vive arroccata attorno alle superstizioni, all'ignoranza, alle credenze popolari, alla magia. Ma nonostante ciò, egli riesce a cogliere l'essenza di questo patrimonio molto particolare e originale di "saperi" (sebbene "eterodossi"), così unico, apparentemente "strano" (e forse per questo messo da parte), eppure così fondamentale in quanto rappresenta una parte di noi stessi, della nostra Storia, del nostro modo di essere.
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