Il romanzo è ben costruito, la narrazione è scorrevole e interessante. Un modo per presentare in maniera viva e attualizzante la proposta del grande filosofo tedesco, anche se personalmente non mi convince. Molto coinvolgente la storia che Irvin Yalom intende narrare e che sempre trovo affascinante per la sua capacità di “portare fuori” i dubbi esistenziali e le contraddizioni che ci abitano.
La cura Schopenhauer
Julius Hertzfeld si è guardato allo specchio stamattina. Attorno alla bocca poche rughe. Occhi forti e sinceri che possono reggere lo sguardo di chiunque. Labbra piene e cordiali. La testa coperta di riccioli neri e ribelli che si stanno appena ingrigendo sulle basette. Il corpo senza un'oncia di grasso. Insomma, lo specchio gli ha detto che è ancora lui: Julius Hertzfeld, brillante professore di psichiatria presso l'università della California, terapeuta dal caldo sorriso e dalla solida reputazione, uomo prestante che non ha affatto l'aria del sessantacinquenne cui è stato appena comunicato, con fredda e brutale sincerità, che ha poco più di un anno di vita. Che fare quando la vita spensierata termina di colpo e il nemico, fino a quel momento invisibile, si materializza in tutta la sua terrificante realtà? Julius Hertzfeld non ha dubbi: sa esattamente come trascorrerà il suo anno finale. Continuerà a occuparsi dei suoi pazienti e a cercare di ridestare, nella terapia di gruppo, il sentimento della vita dentro di loro. Sa, anche, che non si sottrarrà all'ultima sfida rappresentata dal suo paziente più ostico: quel Philip Slate che ha dedicato tutta la propria energia vitale alla fornicazione e che ora sostiene di aver scoperto una terapia Schopenhauer, una cura che proviene dal pensiero stesso del filosofo tedesco.
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Anno edizione:2009
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Manu83 05 settembre 2025Consigliato
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Alidada76 26 marzo 2025
Per me "il libro". Una pietra miliare di un autore che trasmette la bellezza, la potenza e l'umanità dell'incontro con l'altro.
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Baghy 13 gennaio 2025Immersi in un’avvincente seduta psicoterapica di gruppo
Un romanzo molto interessante. Un misto tra un testo di filosofia, narrativa e psicoterapia. La scoperta della malattia, che lascia solo un anno di “vita buona” a Julius, un luminare nel campo della psichiatria, lo pone e ci pone di fronte alla domanda delle domande. Quale sia il senso della vita e ahimè in questo caso della morte. Le riflessioni sul tema e i differenti approcci sono sviluppati sostanzialmente in una stanza e nell’ambito di una terapia di gruppo. I pazienti di Julius, tra cui un aspirante terapeuta in supervisione, che si ispira alla “cura Schopenhauer” come metodo di “sopravvivenza”, fanno emergere dinamiche relazionali, manie, paure, perversioni singolari e umane. Anche il lettore è in qualche modo trascinato in quella stanza, quasi come un uditore nascosto, ma coinvolto emotivamente. Sullo sfondo una sorta di biografia non autorizzata del filosofo Schopenhauer, con dovizia di citazioni, che per la verità e paradossalmente è la parte meno avvincente del romanzo. In alcuni tratti è un po’ ostico e troppo concettuale, ma lo consiglio. Originale come struttura e persino divertenti i dialoghi con cui si delineano le diverse personalità dei componenti del gruppo in analisi.
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