“Chi si prende cura di te?” è la domanda che Ruth non formulerà mai per intero, e per la quale pretenderà una risposta sua sorella Lucille. In Lucille monta la rabbia di vivere e di vivere-come-gli-altri, in Ruth no: Ruth resta sottoposta alla forza del destino per quel che ci ha capito lei del destino, subendola come un mandato divino, e la divinità è un lago dall’odore inconfondibile, un odore per niente buono. “Strappò le foglie da un ramoscello di salice e ruppe i gambi dei denti di leone e dei fiori di carota selvatica che sbocciavano vicino alla strada.” Quando non c’è nessuna cultura a intervenire in un senso diverso, ha il sopravvento la natura e la natura umana non prevede una casetta, delle tendine, un orticello, delle cure domestiche. La natura umana ha il richiamo del mondo ma il mondo autentico, non quello addomesticato: il mondo informe, occasionale, umido, freddo - naturale.
Le cure domestiche
Dall'autrice della trilogia formata da Gilead, Casa e Lila, il vincitore del PEN/Hemingway Award 1982, inserito dal «Guardian Unlimited» fra i cento piú grandi romanzi di tutti i tempi.
«Non è un romanzo da leggere in fretta, perché ogni sua frase è una delizia.» – Doris Lessing
«"Le cure domestiche" è tuttora un capolavoro, un'indimenticabile dichiarazione di intenti immaginativi e letterari.» – The Guardian
Quando le acque gelide del lago di Fingerbone si chiudono su un'altra anima, in città a occuparsi di Ruth e Lucille, le due bambine rimaste orfane, torna la giovane zia Sylvie. Sylvie indossa abitini leggeri sotto il cappotto informe, ama la luce e gli spazi aperti e viaggia per l'America sui treni merci. Sa che il miglior antidoto alla perdita è non avere e crede che la casa sia piú un luogo dell'anima che di regole e mattoni. Ruth e Lucille non hanno mai visto Fingerbone, la cittadina del Midwest che ha dato i natali alla loro mamma Helen, né le acque fonde e cupe del lago intorno a cui sorge. Ma quel lago, che in passato è stato teatro di un tragico e spettacolare disastro ferroviario, divenendo luogo di eterno riposo per molti abitanti della zona, pretende un grande tributo dalle loro giovani vite. Lo esige il giorno in cui Helen decide di riconsegnare le bambine alle loro origini e, dopo aver affrontato il lungo viaggio da Seattle, le deposita sul portico della casa avita con un pacco di biscotti da sgranocchiare per ingannare l'attesa; quindi, senza una parola di commiato né una riga di spiegazioni, risale in macchina e va a gettarsi nel lago. Con questo romanzo poetico e potentissimo Marilynne Robinson, quasi venticinque anni prima di Gilead, entrava magistralmente nel mondo delle grandi lettere, oltre che nella mente e nel cuore dei lettori, per non abbandonarli più.
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Anno edizione:2016
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Immergersi in questo romanzo richiede una certa dose di fatica, ma la perseveranza è ripagata dalla grande intensità emotiva e dal lirismo che accompagna le pagine migliori. La Robinson, decenni prima della trilogia di Gilead, si interroga sulla possibilità e sul senso di ‘casa’. Ovviamente non si parla di un edificio fisico, pure presente nella narrazione: quello è destinato a perire, usurato dal tempo e dalle intemperie, come ogni cosa nell’esperienza umana. Ciò non toglie che ci si affanni per dargli una parvenza di stabilità, per instaurare cure e consuetudini che ne facciano un rifugio rassicurante. Il vero legame però è con le persone care e paradossalmente si fa più forte e vincolante nel momento in cui spariscono, ancor più se la separazione avviene in modo traumatico. Le immagini popolano i ricordi, invadono I sogni e tracimano nella quotidianità come le acque del lago, sepolcro e soglia di un aldilà ammaliante e inquietante. Le azioni e le regole del vivere sociale diventano irrilevanti per Ruth e di contro offrono uno scudo a Lucille. Tra immagini iconiche legate all’acqua e al fuoco, la Bibbia torna come riferimento principe, dal diluvio universale alla moglie di Lot trasformata in statua per essersi fatta attrarre dal passato e dalle cose perdute. La riapparizione(resurrezione) di chi si è amato è promessa e desiderio ultimo nel vagabondaggio dell’esistenza.
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ELEONORA IZZI 16 marzo 2017
lo ammetto ho comprato questo libro perchè Einaudi ha creato una copertina incantevole, che leggendo poi il romanzo, riprende in pieno sensazioni e armosfere. La storia colpisce, la vita di due bambine viene sconvolta dalla prematura scomparsa della madre, che un giorno le lascia sul portico di casa della nonna e scompare. Accudite da quest'ultima, alla morte di lei da alcune zie più prossime fino all'arrivo della zia Sylvie. Il personaggio del romanzo. Una ragazza da una vita caotica e vagabonda che si ritrova ad accudire due adolescenti. Incapace di soddisfare le cure domestiche di queste ragazze, quasi rasente l'abbandono. Sullo sfondo un lago che ha tolto tanto a questa famiglia, un atmosfera spesso cupa, l'elemento dell'umido sempre presente nella vita idealista di questa zia.
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